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Commento al Li­ber Legis
1.Had! La manifesta­zio­ne di Nuit.
Il dio Hadit (Had) è la rap­pre­sen­ta­zio­ne del­l’U­ni­tà (o 1) e quin­di è la ma­ni­fe­sta­zio­ne della dea Nuit, in­te­sa co­me il Nul­la (Nu­ith).
2.La rivela­zio­ne della com­pa­gnia ce­leste.
La rivelazio­ne dei Mae­stri In­vi­si­bili.
3.Ogni uomo e ogni don­na è una stella.
In ogni uomo e in o­gni don­na vi è un cen­tro re­ga­le, la ve­ra Vo­lon­tà – An­ge­lo-De­mo­ne Cu­sto­de – che de­ve es­se­re sco­per­ta ed at­tua­ta in­di­vi­dual­men­te. Co­me la stel­la ha un mo­vi­men­to e una tra­iet­to­ria pro­pria, co­sì l’uo­mo e la don­na de­vo­no se­gui­re so­la­men­te la lo­ro ve­ra Vo­lontà.
4.Ogni numero è infini­to; non c’è dif­fe­renza.
Ogni numero deve es­sere con­ce­pi­to co­me un in­fi­ni­to. Pos­sia­mo di­vi­de­re o­gni nu­me­ro al­l’in­fi­ni­to e quin­di non c’è dif­fe­renza.
5.Aiutami, o signore guer­rie­ro di Te­be, nel­la mia ri­ve­la­zio­ne da­van­ti ai Fi­gli degli uo­mini!
La dea Nuit si rivol­ge ad Aleis­ter Crow­ley e gli chie­de aiu­to per quan­to ri­guar­da la ri­ve­la­zio­ne che de­ve fa­re da­van­ti agli i­ni­zia­ti (Fi­gli degli uo­mi­ni). Lo chia­ma si­gno­re guer­rie­ro di Te­be per i­den­ti­fi­car­lo – con­ti­nui­tà di i­den­ti­tà – in Ankh-af-na-Khon­su, sa­cer­do­te te­ba­no vis­su­to nella XXV Di­na­stia.
6.Sii tu Hadit, il mio cen­tro se­gre­to, il mio cuo­re e la mia lin­gua!
La dea Nuit esorta Aleis­ter Crow­ley (Ankh-af-na-Khon­su) ad es­se­re Ha­dit per la sua ri­ve­la­zio­ne, poi­ché il dio Ha­dit è il Pun­to al cen­tro della Cir­con­fe­ren­za (Nu­it), il pen­sie­ro (cuo­re) e la pa­ro­la (lin­gua) di Nuit.
7.Guarda! Ciò è rivela­to da Ai­wass il mi­ni­stro di Hoor-paar-Kraat.
La dea Nuit dice ad Aleis­ter Crow­ley di guar­da­re ciò che vie­ne ri­ve­la­to da Ai­wass (Ra-Hoor-Khu­it), co­lui (mi­ni­stro) che pre­ce­de la ma­ni­fe­sta­zio­ne di AL (Hoor-paar-Kraat).
8.La Khabs è nel Khu, non il Khu nella Khabs.
Aiwass rivela che la Stel­la (Khabs, il nu­cleo del­l’An­ge­lo-De­mo­ne Cu­sto­de) è nel Cor­po di Lu­ce (Khu, il ve­lo sot­ti­le che la Stel­la tes­se per sé) e non il Cor­po di Lu­ce nella Stella.
9.Adora quindi la Khabs, e guar­da la mia lu­ce dif­fu­sa so­pra di te!
La dea Nuit dice ad Aleis­ter Crow­ley di a­do­ra­re la Stel­la (Khabs) e di guar­da­re la lu­ce stel­la­re – la lu­ce di Nuit – dif­fu­sa so­pra di lui.
10.Fa’ che i miei servi sia­no po­chi e se­gre­ti: es­si go­ver­ne­ran­no i mol­ti e i co­no­sciuti.
La dea Nuit esorta Aleis­ter Crow­ley, nel­l’a­spet­to del dio Ha­dit, a fa­re in mo­do che i se­gua­ci o a­do­ra­to­ri (ser­vi) di Nuit sia­no po­chi e se­gre­ti, cioè che sia­no po­chi e se­gre­ti i mem­bri del­l’Or­di­ne della Stel­la d’Oro. Que­sti go­ver­ne­ran­no i mol­ti e i co­no­sciuti.
11.Questi sono i pazzi che gli uo­mi­ni a­do­ra­no; en­tram­bi i lo­ro Dei e i lo­ro uo­mi­ni so­no pazzi.
La dea Nuit afferma che gli uo­mi­ni po­ten­ti (i co­no­sciu­ti) so­no i paz­zi che gli uo­mi­ni me­dio­cri a­do­ra­no. Gli Dei degli uo­mi­ni po­ten­ti e gli uo­mi­ni me­dio­cri (i lo­ro uo­mi­ni) so­no pazzi.
12.Venite avanti, o figli, sot­to le stel­le, e riem­pi­te­vi a sa­zie­tà d’a­more!
La dea Nuit esorta i suoi fi­gli a ve­ni­re a­van­ti, di not­te sot­to le stel­le, e a riem­pir­si a sa­zie­tà d’e­sta­si (a­more).
13.Io sono sopra di voi e in voi. La mia e­sta­si è nella vo­stra. La mia gio­ia è ve­de­re la vo­stra gioia.
La dea Nuit afferma di es­se­re lo Spa­zio so­pra i suoi fi­gli e l’a­mo­re den­tro di lo­ro. Il suo a­mo­re (e­sta­si) è nel lo­ro a­mo­re, per­tan­to la sua fe­li­ci­tà è ve­de­re la lo­ro fe­li­cità.
14.In alto, l’azzurro ingemmato è
      Lo splendore nu­do di Nuit;
Ella in estasi inarcata per ba­ciare
      Gli ardori segreti di Ha­dit.
Il globo alato, il blu stel­lato,
      Sono miei, o Ankh-af-na-Khon­su!
Questo passo è un chiaro ri­fe­ri­men­to alla Sté­lé della Ri­ve­la­zio­ne, ta­vo­let­ta fu­ne­bre di Ankh-af-na-Khon­su, sa­cer­do­te te­ba­no di Amoun-Ra. In alto alla Sté­lé tro­via­mo la dea Nuit, la Gran­de Ma­dre Ce­le­ste dello spa­zio stel­la­re in­fi­ni­to (l’az­zur­ro in­gem­ma­to o blu stel­la­to, lo splen­do­re nu­do di Nuit). La Dea è in e­sta­si i­nar­ca­ta per ba­cia­re gli ar­do­ri se­gre­ti di Ha­dit, cioè per ba­cia­re il glo­bo a­la­to che sim­bo­leg­gia “il vo­lo ne­ro del­l’A­qui­la”, il vo­lo del Fal­co Ho­rus nel­l’A­men­ta. Ella, ri­vol­gen­do­si ad Ankh-af-na-Khon­su, af­fer­ma che Ha­dit (il glo­bo a­la­to) e il cie­lo stel­la­to so­no suoi.
15.Ora tu saprai che il sa­cer­do­te e­let­to e a­po­sto­lo dello spa­zio in­fi­ni­to è il sa­cer­do­te-prin­ci­pe, la Be­stia; e alla sua don­na chia­ma­ta la Don­na Scar­lat­ta è da­to tut­to il po­te­re. Essi ra­du­ne­ran­no i miei fi­gli den­tro il lo­ro o­vi­le: es­si por­te­ran­no la glo­ria delle stel­le nei cuo­ri degli uo­mini.
La dea Nuit si rivolge ad Aleis­ter Crow­ley e gli co­mu­ni­ca che il sa­cer­do­te pre­scel­to e a­po­sto­lo di Nuit è la Gran­de Be­stia 666 (il sa­cer­do­te-prin­ci­pe la Be­stia). E alla sua don­na, chia­ma­ta la Don­na Scar­lat­ta (Ba­ba­lon), vie­ne da­to tut­to il po­te­re. Essi ra­du­ne­ran­no i fi­gli di Nuit den­tro il lo­ro o­vi­le: es­si por­te­ran­no il Cul­to Stel­la­re (la glo­ria delle stel­le), nelle co­scien­ze (cuo­ri) degli i­ni­ziati.
16.Poiché egli è sempre un so­le, ed ella una lu­na. Ma per lui è l’a­la­ta fiam­ma se­gre­ta, e per lei l’ar­cua­ta lu­ce delle stelle.
La dea Nuit dichiara che la Be­stia (To Me­ga The­rion 666) è un so­le e­ter­no, cioè Ho­rus; e la Don­na Scar­lat­ta (Ba­ba­lon) una lu­na, cioè Maat. Ma per la Be­stia è l’a­la­ta fiam­ma se­gre­ta, cioè il po­te­re del Ser­pen­te Kun­da­li­ni; e per la Don­na Scar­lat­ta l’ar­cua­ta lu­ce delle stel­le, cioè i kala pro­ve­nien­ti dal suo cor­po i­nar­cato.
17.Ma tu non sei co­sì scelto.
La dea Nuit dice ad Aleis­ter Crow­ley che lui non è scel­to per que­st’O­pera.
18.Brucia sopra le loro fron­ti, o ser­pen­te splen­dente!
La dea Nuit ordina al Ser­pen­te di Fuo­co – Kun­da­li­ni – di e­le­var­si fi­no al Saha­sra­ra Cha­kra della Gran­de Bes­tia 666, della Don­na Scar­lat­ta e di tut­ti i lo­ro se­guaci.
19.O donna dalle palpe­bre-az­zur­re, cur­va­ti so­pra di loro!
La dea Nuit esorta la Don­na Scar­lat­ta a dif­fon­de­re la leg­ge del­l’a­mo­re tra i se­gua­ci della Gran­de Be­stia 666.
20.La chiave dei rituali è nella pa­ro­la se­gre­ta che io ho da­to a lui.
La dea Nuit dichiara che la chia­ve dei ri­tua­li si tro­va nella pa­ro­la se­gre­ta che ha da­to a me, alla Gran­de Be­stia 666. Que­sta pa­ro­la è “Ixa­taar” e la chia­ve dei ri­tua­li che si tro­va in es­sa è AR (Lu­ce), la nuo­va Leg­ge, la Leg­ge del Tre.
21.Con il Dio e l’Adorato­re io so­no nul­la: es­si non mi ve­do­no. Essi so­no co­me so­pra la ter­ra; io so­no il Cie­lo, e non c’è al­tro Dio che me, e il mio si­gno­re Hadit.
La dea Nuit afferma che con Ho­rus (Dio, Ra-Hoor-Khu­it) e Ankh-af-na-Khon­su (A­do­ra­to­re, a­na­lo­go al dio Ha­dit) lei è nul­la. Essi, es­sen­do co­me so­pra la ter­ra, non pos­so­no ve­der­la nella sua to­ta­li­tà (Cie­lo), da­ta da lei e Ha­dit. Per­tan­to, da que­sto pun­to di vi­sta, non c’è al­tro Dio.
22.Ora, pertanto, io sono co­no­sciu­ta a te con il mio no­me Nuit, e a lui con un no­me se­gre­to che io gli da­rò quan­do alla fi­ne egli mi ri­co­no­sce­rà. Giac­ché io so­no lo Spa­zio In­fi­ni­to, e le Stel­le In­fi­ni­te di es­so, fai tu al­tret­tan­to. Non le­ga­re nien­te! Non la­scia­re che sia fat­ta dif­fe­ren­za fra voi tra una co­sa e l’al­tra; poi­ché da ciò de­ri­va il danno.
La Dea dello Spazio di­ce ad Aleis­ter Crow­ley che a lui è co­no­sciu­ta con il suo no­me Nuit e a me (la Gran­de Be­stia 666) con un no­me se­gre­to – Na­ton – che mi da­rà quan­do alla fi­ne di un ci­clo co­smi­co la ri­co­no­sce­rò (e­spe­rien­za per­so­na­le ve­ri­fi­ca­ta­si il 4 mag­gio 1981 e.v.). La dea Nuit, es­sen­do lo Spa­zio In­fi­ni­to e le stel­le in es­so con­te­nu­te, e­sor­ta Aleis­ter Crow­ley a fa­re al­tret­tan­to, cioè ad es­se­re flui­do (non le­ga­re nien­te) e a non la­scia­re che tra gli i­ni­zia­ti vi sia­no con­ce­zio­ni di­ver­se sul­le co­no­scen­ze e­so­te­ri­che, poi­ché da que­ste de­ri­va­no i con­tra­sti.
23.Ma chi si serve di que­sto, la­scia che sia il ca­po di tut­to!
La dea Nuit esorta Aleis­ter Crow­ley, nel­l’a­spet­to del dio Ha­dit, a fa­re in mo­do che il ca­po di tut­to il mon­do ma­gi­co sia co­lui che non per­met­te­rà che vi sia­no, tra gli i­ni­zia­ti, delle di­ver­si­tà di con­ce­zio­ne sul­le co­no­scen­ze e­so­te­riche.
Il mio lavoro di riu­ni­fi­ca­zio­ne di tut­te le dot­tri­ne e­so­te­ri­che mi ha per­mes­so di ri­sco­pri­re la Tra­di­zio­ne Pri­mor­dia­le, fa­cen­do in mo­do che tra gli i­ni­zia­ti non ci sia­no delle di­ver­si­tà sul­la co­no­scen­za ma­gi­ca. Per ta­le mo­ti­vo Aleis­ter Crow­ley, nel­l’a­spet­to del Dio Oc­cul­to (si veda AL, II, 66.), mi sta a­iu­tan­do, af­fin­ché di­ven­ti “il ca­po di tut­to”. E per­tan­to, nei due pas­si suc­ces­si­vi, la dea Nuit si ri­vol­ge a me.
24.Io sono Nuit, e la mia pa­ro­la è sei e cin­quan­ta.
La dea Nuit afferma che il nu­me­ro della sua pa­ro­la è 56, il va­lo­re ca­ba­li­sti­co di Nu (Nu­it).
25.Dividi, addiziona, mol­ti­pli­ca, e com­prendi.
6 : 50 = 0,12. Ciò rappre­sen­ta Da­ath e i 12 Se­phi­roth.
6 + 50 = 56. Ciò rappresen­ta Nu.
6 x 50 = 300. Questo nume­ro è il va­lo­re nu­me­ri­co della let­te­ra e­brai­ca “Shin” che rap­pre­sen­ta il Fuo­co spi­ri­tua­le. Il Fuo­co spi­ri­tua­le di Nu che crea le Se­phi­roth.
26.Allora disse il profeta e schia­vo del bel­lo: Chi so­no io, e qua­le sa­rà il se­gno? Co­sì ella gli ri­spo­se, chi­nan­do­si in bas­so, una lam­ben­te fiam­ma di blu, toc­can­do tut­to, pe­ne­tran­do tut­to, le sue ma­ni gra­zio­se so­pra la ter­ra ne­ra e il suo cor­po fles­suo­so i­nar­ca­to per a­mo­re, e i suoi pie­di de­li­ca­ti non dan­neg­gia­no i pic­co­li fio­ri: Tu sai! E il se­gno sa­rà la mia e­sta­si, la con­sa­pe­vo­lez­za della con­ti­nui­tà del­l’e­si­sten­za, l’in­fram­men­ta­rio fat­to non-ato­mi­co della mia u­ni­ver­sa­li­tà [Crow­ley so­sti­tui­sce, a fi­ni e­spli­ca­ti­vi, le ul­ti­me sei pa­ro­le con “l’on­ni­pre­sen­za del mio corpo”].
Il profeta Aleister Crow­ley (schia­vo del bel­lo) chie­de alla dea Nuit chi è lui e qua­le sa­rà il se­gno. Ella, i­nar­can­do­si per a­mo­re (chi­nan­do­si in bas­so, una lam­ben­te fiam­ma di blu, toc­can­do tut­to, pe­ne­tran­do tut­to, le sue ma­ni gra­zio­se so­pra la ter­ra ne­ra... e i suoi pie­di de­li­ca­ti non dan­neg­gia­no i pic­co­li fio­ri), gli fa ca­pi­re che lui è a­na­lo­go a Ha­dit e il se­gno sa­rà l’e­sta­si che spe­ri­men­te­rà, cioè la con­sa­pe­vo­lez­za della con­ti­nui­tà del­l’Es­se­re U­ni­ver­sa­le (Nu­it).
27.Allora il sacerdote ri­spo­se e dis­se ver­so la Re­gi­na dello Spa­zio, ba­cian­do le sue ci­glia a­ma­bi­li, e la ru­gia­da della lu­ce di lei, ba­gnan­do tut­to il cor­po di lui in un pro­fu­mo dal dol­ce o­do­re di su­do­re: O Nuit, con­ti­nui­tà u­ni­ca del Cie­lo, la­scia che sia sem­pre co­sì; que­gli uo­mi­ni non par­li­no di Te co­me Una ma co­me Nes­su­na; e non la­sciar­li per nien­te par­la­re di te, giac­ché tu sei la con­ti­nuità!
Il sacerdote Aleister Crow­ley ri­spo­se e dis­se ver­so Nuit, ar­mo­niz­zan­do­si con lei, e l’e­sta­si (ru­gia­da) della lu­ce stel­la­re, pro­ve­nien­te dal cor­po – Spa­zio – i­nar­ca­to di Nuit, ba­gna tut­to il suo cor­po in un pro­fu­mo dal dol­ce o­do­re di su­do­re: O Nuit, con­ti­nui­tà u­ni­ver­sa­le, la­scia che sia sem­pre co­sì. Gli uo­mi­ni non par­li­no di Te – Nu­ith – co­me una U­ni­tà de­fi­ni­ta ma co­me l’in­de­fi­ni­to Nul­la che è il Tut­to. Non per­met­te­re che gli uo­mi­ni par­li­no di te, poi­ché tu sei e­terna.
28.Nessuno, alitò la luce, fle­bi­le e fa­ta­ta, delle stel­le, e due.
La dea Nuit afferma che Ha­dit (nes­su­no) a­li­tò la lu­ce stel­la­re (la lu­ce fle­bi­le e fa­ta­ta) pro­ve­nien­te dalle stel­le, e la di­vi­sio­ne (e due).
29.Poiché io sono divisa per il pia­ce­re del­l’a­mo­re, per la pos­si­bi­li­tà del­l’u­nione.
La dea Nuit dichiara che – co­me Nu­ith o Nul­la – è di­vi­sa da Ha­dit per il pia­ce­re del lo­ro a­mo­re e per la pos­si­bi­li­tà della lo­ro u­nio­ne.
30.Questa è la creazione del mon­do, che la pe­na della di­vi­sio­ne è co­me nul­la, e la gio­ia della dis­so­lu­zio­ne tutto.
La dea Nuit afferma che l’u­nio­ne tra lei e Ha­dit è la cre­a­zio­ne del­l’u­ni­ver­so, men­tre la pe­na della lo­ro se­pa­ra­zio­ne è co­me nien­te, e la gio­ia della lo­ro dis­so­lu­zio­ne – Ma­ha­pra­la­ya – tutto.
31.Poiché questi pazzi di uo­mi­ni e i lo­ro do­lo­ri non ti ba­da­no per nien­te! Essi per­ce­pi­sco­no po­co; quel­lo che è, è bi­lan­cia­to da de­bo­li gio­ie; ma voi sie­te i miei e­letti.
La dea Nuit dice al sa­cer­do­te Aleis­ter Crow­ley che quei paz­zi di uo­mi­ni e i lo­ro do­lo­ri non lo ba­da­no per nien­te. Que­sti rie­sco­no a per­ce­pi­re po­co e quin­di le lo­ro gio­ie so­no mi­ni­me; ma gli i­ni­zia­ti del­l’Or­di­ne della Stel­la d’Oro so­no gli e­let­ti di Nuit.
32.Obbedisci al mio profeta! Por­ta a com­pi­men­to le or­da­lie della mia co­no­scen­za! Cer­ca so­la­men­te me! Al­lo­ra le gio­ie del mio a­mo­re ti ri­scat­te­ran­no da o­gni pe­na. Que­sto è co­sì: io lo giu­ro sul­la cur­va del mio cor­po; sul mio sa­cro cuo­re e lin­gua; di tut­to io pos­so da­re, di tut­to io de­si­de­ro da tut­to te.
La dea Nuit esorta l’ini­zia­to ad ob­be­di­re al suo pro­fe­ta Aleis­ter Crow­ley. L’i­ni­zia­to de­ve por­ta­re a com­pi­men­to le or­da­lie della co­no­scen­za di Nuit: il ri­sve­glio della Kun­da­li­ni, la Co­mu­nio­ne con il Sa­cro­san­to An­ge­lo-De­mo­ne Cu­sto­de, la Pro­va del­l’A­bis­so, l’Il­lu­mi­na­zio­ne di­vi­na. Egli de­ve cer­ca­re so­la­men­te la Dea e co­sì fa­cen­do le gio­ie del­l’e­sta­si (a­mo­re) di Nuit lo ri­scat­te­ran­no da tut­te le sof­fe­ren­ze – Pro­ve – che ha do­vu­to su­bi­re du­ran­te l’i­ter i­ni­zia­ti­co. La Dea af­fer­ma che co­sì de­ve es­se­re. Lei lo giu­ra su se stes­sa, l’u­ni­ver­so stel­la­to in­fi­ni­to; lo giu­ra sul suo pen­sie­ro (Ha­dit, cuo­re) e sul­la sua pa­ro­la (Ha­dit, lin­gua). Lei si­cu­ra­men­te può da­re l’e­sta­si e chie­de­re di tut­to al­l’i­ni­ziato.
33.Allora il sacerdote cad­de in una pro­fon­da e­sta­si o de­li­quio, e dis­se alla Re­gi­na del Cie­lo: Scri­vi per noi le or­da­lie; scri­vi per noi i ri­tua­li; scri­vi per noi la legge!
Il sacerdote Aleister Crow­ley spro­fon­dò nel­l’a­mo­re (e­sta­si o de­li­quio) di Nuit e le dis­se di scri­ve­re – per gli i­ni­zia­ti – le pro­ve (or­da­lie), i ri­ti (ri­tua­li) e le re­go­le da se­gui­re (legge).
34.Ma ella disse: io non scri­vo le or­dal­ie: i ri­tua­li sa­ran­no me­tà co­no­sciu­ti e me­tà ce­la­ti: la Leg­ge è per tutti.
Ma la dea Nuit risponde che non scri­ve nul­la a ri­guar­do delle pro­ve (or­da­lie) che l’i­ni­zia­to de­ve so­ste­ne­re. I ri­ti ma­gi­ci (ri­tua­li) che da­rà sa­ran­no per me­tà co­no­sciu­ti e per me­tà ce­la­ti. Il Li­ber Le­gis (Leg­ge) è per tut­ti i The­le­miti.
35.Questo che tu scrivi è il tri­pli­ce li­bro della Legge.
La dea Nuit dice al sa­cer­do­te Aleis­ter Crow­ley che ciò che sta scri­ven­do è il tri­pli­ce li­bro della Leg­ge (Li­ber L vel Le­gis, non an­co­ra di­ve­nu­to AL con la pre­fa­zio­ne), il Li­bro della Leg­ge co­sti­tui­to da tre ca­pi­toli.
36.Il mio scriba Ankh-af-na-Khon­su, il sa­cer­do­te dei prin­ci­pi, non cam­bie­rà que­sto li­bro in una let­te­ra; ma per pau­ra che ci sia fol­lia, egli ne fa­rà a ri­guar­do un com­men­to con la sag­gez­za di Ra-Hoor-Khu-it.
La dea Nuit afferma che il suo scri­ba Aleis­ter Crow­ley (Ankh-af-na-Khon­su), il sa­cer­do­te dei prin­ci­pi, non cam­bie­rà una par­ti­co­la­re let­te­ra con­te­nu­ta nel Li­bro della Leg­ge. Que­sta let­te­ra è la let­te­ra “u” della pa­ro­la “ab­struc­tion” che non tro­va ri­scon­tro nella lin­gua in­gle­se. Aleis­ter Crow­ley per pau­ra che in es­so ci sia fol­lia, a cau­sa della pa­ro­la in­com­pren­si­bi­le, ne fe­ce a ri­guar­do un com­men­to – si ve­da il com­men­to sin­te­ti­co del Li­ber Le­gis – con la sag­gez­za e­ma­na­ta dal So­le guer­rie­ro (Ra-Hoor-Khu-it).
37.Anche i mantra e gli incan­te­si­mi; l’o­beah e la wan­ga; il la­vo­ro della bac­chet­ta e il la­vo­ro della spa­da; que­sti egli im­pa­re­rà e in­se­gnerà.
I mantra e gli incantesimi so­no i mez­zi con i qua­li è pos­si­bi­le o­pe­ra­re con il Ser­pen­te Ros­so e il Ser­pen­te Ne­ro. Il Ser­pen­te Ros­so è il Ser­pen­te Kun­da­li­ni della tra­di­zio­ne in­dù, men­tre il Ser­pen­te Ne­ro è il Ser­pen­te in re­la­zio­ne al­l’o­scu­ra cor­ren­te O­beah dei cul­ti a­fri­ca­ni. L’O­beah è l’ar­te di in­dur­re gli Spi­ri­ti al­l’ob­be­dien­za e la Wan­ga – un ter­mi­ne u­sa­to nel Vo­doo – è qual­sia­si co­sa ca­ri­ca­ta ne­ga­ti­va­men­te, tra­mi­te la cor­ren­te O­beah, con­tro una per­so­na. Il la­vo­ro della bac­chet­ta è il la­vo­ro del ri­sve­glio della Kun­da­li­ni e il la­vo­ro della spa­da è il la­vo­ro tra­mi­te la for­za O­beah. L’uno è il la­vo­ro della co­stru­zio­ne (bac­chet­ta), l’al­tro è quel­lo della di­stru­zio­ne (spa­da). La dea Nuit af­fer­ma che tut­to ciò il suo scri­ba im­pa­re­rà e in­se­gnerà.
38.Egli deve insegnare; ma egli può ren­de­re se­ve­re le or­dalie.
La dea Nuit afferma che il suo scri­ba de­ve in­se­gna­re agli uo­mi­ni, af­fin­ché pos­sa­no di­ven­ta­re degli i­ni­zia­ti, ma può ren­de­re du­re le Pro­ve che de­vo­no es­se­re so­ste­nu­te: il ri­sve­glio della Kun­da­li­ni, la Co­mu­nio­ne con il Sa­cro­san­to An­ge­lo-De­mo­ne Cu­sto­de, la Pro­va del­l’A­bis­so, l’Il­lu­mi­na­zio­ne di­vina.
39.La parola della Legge è Θελημα.
La dea Nuit dichiara che la pa­ro­la della Leg­ge è The­le­ma. Si trat­ta di una pa­ro­la gre­ca che si­gni­fi­ca Vo­lontà.
40.Chi ci chiama Thelemiti non sba­glie­rà, se egli guar­da ma chiu­so den­tro la pa­ro­la. Poi­ché là ci so­no Tre Gra­di, l’E­re­mi­ta, e l’A­man­te, e l’uo­mo della Ter­ra. Fa’ ciò che vuoi, sa­rà tut­ta la Legge.
Chi chiama Thelemita, la dea Nuit, il suo spo­so Ha­dit e il lo­ro fi­glio Ra-Hoor-Khuit, non o­pe­re­rà al­cun er­ro­re. In­fat­ti, se io guar­do nella pa­ro­la The­le­ma – scrit­ta in gre­co – tro­vo Tre Gra­di: l’E­re­mi­ta in rap­por­to a Ha­dit (For­za), l’A­man­te in rap­por­to a Nuit (A­mo­re) e l’uo­mo della Ter­ra in rap­por­to a Ra-Hoor-Khuit (Vo­lon­tà). In pra­ti­ca, la Vo­lon­tà è la ri­sul­tan­te del Pa­dre-For­za (Ha­dit) e della Ma­dre-A­mo­re (Nu­it), e per­tan­to il Fi­glio-Vo­lon­tà (Ra-Hoor-Khu­it) vie­ne in­di­ca­to con la “u” mi­nu­sco­la – uo­mo della Ter­ra – per sot­tin­ten­de­re che è un es­se­re ge­ne­ra­to a dif­fe­ren­za dei suoi ge­ni­to­ri che so­no Es­se­ri non-ge­ne­ra­ti. Poi la dea Nuit sug­gel­la il tut­to con la fra­se: “Fa’ ciò che vuoi, sa­rà tut­ta la Leg­ge”. Que­sta fra­se par­te dal pre­sup­po­sto che la di­vi­ni­tà – Dio – non si tro­va più al­l’e­ster­no del­l’uo­mo, co­me nel vec­chio Eo­ne di O­si­ri­de, ben­sì al­l’in­ter­no; per­tan­to il nu­cleo cen­tra­le del­l’uo­mo è la ve­ra Vo­lon­tà. Co­lui che sco­pre la pro­pria ve­ra Vo­lon­tà e la at­tua è un “The­le­mi­ta”, non ci po­trà quin­di es­se­re al­tra Leg­ge che: “Fa’ ciò che vuoi”. L’i­ni­zia­to può fa­re, nel­l’am­bi­to della sua tra­iet­to­ria, ciò che vuo­le per rag­giun­ge­re la com­ple­ta ‘re­a­liz­za­zione’.
41.La parola del Peccato è Re­stri­zio­ne. O uo­mo! Non ri­fiu­ta­re la tua spo­sa, se ella vuo­le! O a­man­te, se tu vuoi, par­ti! Non c’è le­ga­me che può u­ni­re i se­pa­ra­ti tran­ne l’a­mo­re: tut­to il re­sto è una ma­le­di­zio­ne. Ma­le­det­to! Ma­le­det­to sia per gli eo­ni! In­ferno.
La dea Nuit dichiara che la pa­ro­la del Pec­ca­to è Re­stri­zio­ne, poi­ché o­gni re­stri­zio­ne è una ca­stra­zio­ne ver­so se stes­si. Poi si ri­vol­ge al­l’uo­mo e gli spie­ga che non de­ve ri­fiu­ta­re la sua spo­sa se ella lo vuo­le. L’a­man­te, se vuo­le, può par­ti­re, poi­ché sol­tan­to l’a­mo­re u­ni­sce i se­pa­ra­ti. Tut­to il re­sto non è al­tro che una ma­le­di­zio­ne e sia Ma­le­det­to per gli eo­ni. Al­l’in­ferno.
42.Lascia stare quella con­di­zio­ne di mol­ti­tu­di­ne le­ga­ta e ri­pu­gnan­te. Co­sì con tut­to te stes­so; tu non hai al­tro di­rit­to che fa­re la tua vo­lontà.
La dea Nuit si rivolge al­l’i­ni­zia­to e lo e­sor­ta a non con­si­de­ra­re la mas­sa degli uo­mi­ni vol­ga­ri, i pro­fa­ni sel­vag­gi, gli schia­vi, poi­ché egli non ha al­tro di­rit­to che fa­re la pro­pria vo­lontà.
43.Fa’ ciò, e nessun al­tro ti di­rà di no.
La dea Nuit si rivolge al­l’i­ni­zia­to e gli di­ce di fa­re la pro­pria vo­lon­tà, poi­ché nes­su­no po­trà o­sta­co­lar­lo in ciò.
44.Per pura volontà, impla­ca­ta di pro­po­si­to, li­be­ra­ta dalla bra­ma di ri­sul­ta­to, o­gni via è per­fetta.
La dea Nuit si rivolge all’i­ni­zia­to e gli di­ce che o­gni via è per­fet­ta quan­do la pu­ra vo­lon­tà è im­pla­ca­bi­le e pri­va della bra­mo­sia del ri­sul­tato.
45.Il Perfetto e il Perfetto so­no un Per­fet­to e non due; no, so­no nes­suno!
Questo passo va interpre­ta­to in rap­por­to a quel­lo suc­ces­si­vo. Ve­dia­mo co­me.
Il numero 80 è un nume­ro del Nul­la (o 0) per­ché 8 (il Per­fet­to) e 0 (il Per­fet­to), cioè 80, so­no un Per­fet­to e non due (in quan­to 8 = 0): an­zi, es­si (80) so­no nes­su­no (0), cioè Ha­dit. Quin­di Ha­dit (es­sen­do Nul­la, 0 o 8) è an­che 80.
46.Nulla è una chiave segre­ta di que­sta leg­ge. Ses­san­tu­no la chia­ma­no gli E­brei; io la chia­mo ot­to, ot­tan­ta, quat­tro­cen­to e di­ciot­to.
La dea Nuit afferma che LA (Nu­ith, Nul­la) è una chia­ve se­gre­ta della leg­ge di Nu­ith. In­fat­ti, gli E­brei la chia­ma­no 61, in quan­to è il va­lo­re ca­ba­li­sti­co della pa­ro­la Ain (Nul­la). Nuit la chia­ma 8, in quan­to Ha­dit è 8. E la chia­ma 80, in quan­to Ha­dit (For­za) e Nu­ith (Nul­la) so­no 80. In­fi­ne la chia­ma 418, in quan­to è un nu­me­ro di Ha­dit (Tut­to); in­fat­ti, il nu­me­ro 418 è 13 (4 + 1 + 8 = 13), il nu­me­ro della mor­te (si ve­da AL, II, 6.).
47.Ma essi hanno la metà: u­ni­te dalla tua ar­te co­sì che tut­to scom­pare.
La dea Nuit dichiara che gli E­brei (es­si), han­no la me­tà della chi­ave (Ain = Nul­la o LA): u­ni­te dalla mia ar­te (Ain = Nul­la o LA. Tut­to = Nul­la o AL = LA; u­ni­te for­ma­no: Nul­la = Tut­to = Nul­la, LA-AL-LA, No-Dio-No) tut­to scom­pa­re; in­fat­ti, nella Cab­ba­la i­ta­lia­na, la Chia­ve LA-AL-LA rap­pre­sen­ta la for­mu­la: Nul­la = Tut­to = Nul­la, 0 = 13 = 0.
48.Il mio profeta è un fol­le con il suo uno, uno, uno; es­si non so­no il Bue, e nes­su­no dal Libro?
La dea Nuit afferma che il pro­fe­ta Aleis­ter Crow­ley è un fol­le con il suo uno, uno, uno (cioè 111); poi­ché es­si non so­no la Gran­de Be­stia 666 (il Bue). In­fat­ti, Aleis­ter Crow­ley, tra­mi­te la sua Cab­ba­la (si veda il Li­ber 777), at­tri­bui­va alla let­te­ra e­brai­ca A­leph, che si­gni­fi­ca Bue, l’Atu il Fol­le. Ciò è ov­via­men­te una fol­lia, la fol­lia di at­tri­bui­re l’Atu il Fol­le alla let­te­ra e­brai­ca A­leph e la fol­lia di pren­de­re in con­si­de­ra­zio­ne il va­lo­re nu­me­ri­co 111 della let­te­ra A­leph pro­nun­cia­ta per in­te­ro (AL­Ph). Tra­mi­te la mia Cab­bala (si ve­da il Li­ber 888) sap­pia­mo che 1 è il nu­me­ro del Sen­tie­ro che tra­smet­te l’e­ner­gia di Mal­kuth a Ye­sod. A que­sto pri­mo Sen­tie­ro del­l’Al­be­ro della Vi­ta è at­tri­bui­to l’Atu il Ma­go. Quin­di pos­sia­mo af­fer­ma­re che la Gran­de Be­stia 666 (il Bue) è 1 – il Ma­go Ho­rus – e non 111, il va­lo­re ca­ba­li­sti­co del no­me se­gre­to – Na­ton – della dea Nuit. I­nol­tre la dea Nuit si chie­de: e il Fol­le (nes­su­no o 0) dal Li­bro di Tho­th? Cioè l’Atu 0 ri­sul­ta dal Li­bro? La ri­spo­sta è no! Egli è l’A­tu XXI.
49.Sono abrogati tutti i ri­tua­li, tut­te le or­da­lie, tut­te le pa­ro­le e i se­gni. Ra-Hoor-Khuit ha pre­so il suo po­sto nel­l’Est al­l’E­qui­no­zio degli Dei; e la­scia A­sar con Isa, che pu­re so­no uno. Ma es­si non so­no di me. La­scia che A­sar sia l’a­do­ra­to­re, Isa la sof­fe­ren­te; Hoor nel suo se­gre­to no­me e splen­do­re è il So­vra­no i­ni­zia­tore.
La dea Nuit dichiara che, ri­spet­to al vec­chio Eo­ne di O­si­ri­de, so­no a­bro­ga­ti tut­ti i ri­tua­li, tut­te le or­da­lie, tut­te le pa­ro­le e i se­gni, poi­ché non so­no più va­li­di e per­tan­to so­no in­ser­vi­bi­li. Ra-Hoor-Khu­it, nel 1904, ha pre­so il suo po­sto nel­l’Est al­l’E­qui­no­zio degli Dei, alla na­sci­ta del nuo­vo Eo­ne di Hor­us. Egli la­scia da so­li O­si­ri­de (A­sar) e I­si­de (Isa), che pu­re so­no uno (ma­schio e fem­mi­na u­ni­ti). Ma es­si non so­no della dea Nuit, poi­ché ap­par­ten­go­no al vec­chio Eo­ne di O­si­ri­de. In­fat­ti, A­sar è l’uo­mo che a­do­ra un dio al­l’e­ster­no e Isa la don­na mo­de­sta che sof­fre; Hoor (guer­rie­ro) nel suo se­gre­to no­me – Ei­ton – e splen­do­re è il So­vra­no i­ni­zia­to­re, cioè il Fi­glio In­co­ro­na­to, Ven­di­ca­to­re e Con­qui­sta­tore.
50.C’è una parola da dire per il com­pi­to Ie­ro­fan­ti­co. Guar­da! Ci so­no tre or­da­lie in una, e può es­se­re da­ta in tre mo­di. Il gros­so­la­no de­ve pas­sa­re at­tra­ver­so il fuo­co; fa’ che il fi­ne sia spe­ri­men­ta­to nel­l’in­tel­let­to, e i su­bli­mi e­let­ti nel più al­to. Co­sì tu hai stel­la e stel­la, si­ste­ma e si­ste­ma; non la­scia­re che uno co­no­sca be­ne l’al­tro!
La dea Nuit afferma che c’è qual­che co­sa da di­re per il com­pi­to Ie­ro­fan­ti­co. Mi di­ce di guar­da­re. Ci so­no tre or­da­lie in una, poi­ché que­sta può es­se­re da­ta in tre mo­di di­ver­si. È que­sta l’or­da­lia del ri­sve­glio del Ser­pen­te Kun­da­li­ni. In pra­ti­ca, l’uo­mo vol­ga­re – il pro­fa­no-gros­so­la­no – può ri­sve­glia­re il Ser­pen­te di Fuo­co tra­mi­te tre tec­ni­che che, es­sen­do an­che tre or­da­lie, so­no una. I­nol­tre ven­go e­sor­ta­to a fa­re in mo­do che l’uo­mo con­ce­pi­sca il con­cet­to più sot­ti­le (fi­ne) nel­l’in­tel­let­to, ma chi fa par­te dei su­bli­mi e­let­ti de­ve con­ce­pir­lo nel più al­to, l’in­tui­zio­ne. Co­sì si ha uo­mo (stel­la) e uo­mo (stel­la), me­to­do i­ni­zia­ti­co (si­ste­ma) e me­to­do i­ni­zia­ti­co (si­ste­ma); ma io non de­vo la­scia­re che un me­to­do (quel­lo del­l’in­tel­let­to) co­no­sca be­ne l’al­tro (quel­lo del­l’in­tui­zio­ne), per­ché da que­sta pro­fon­da co­no­scen­za ne de­ri­ve­reb­be l’an­nul­la­men­to, giac­ché la ra­gio­ne (in­tel­let­to) può so­lo in­ter­pre­ta­re l’in­tui­zio­ne.
51.Ci sono quattro porte per un pa­laz­zo; il pa­vi­men­to di quel pa­laz­zo è d’ar­gen­to e d’o­ro; la­pi­slaz­zu­li e dia­spro so­no là; e tut­ti i pro­fu­mi ra­ri; gel­so­mi­no e ro­sa, e gli em­ble­mi della mor­te. La­scia­lo en­tra­re in gi­ro op­pu­re ad una delle quat­tro en­tra­te; la­scia­lo sta­re sul pa­vi­men­to del pa­laz­zo. Egli non spro­fon­de­rà? Amn. Ho! guer­rie­ro, se il tuo ser­vo spro­fon­da? Ma ci so­no mo­di e mo­di. Per­ciò sii at­tra­en­te: ve­sti­ti tut­to in e­le­gan­te ab­bi­glia­men­to; man­gia ci­bi pre­li­ba­ti e be­vi vi­ni dol­ci e vi­ni che spu­meg­gia­no! I­nol­tre, riem­pi­ti a sa­zie­tà e vo­lon­tà d’a­mo­re co­me tu vuoi, quan­do, do­ve e con chi vuoi tu! Ma sem­pre in me.
La dea Nuit dichiara che ci so­no quat­tro por­te per un pa­laz­zo. Que­sto è il pa­laz­zo che si tro­va nel­l’A­bis­so di Daath, il cui Guar­dia­no è Cho­ron­zon (il pa­vi­men­to di quel pa­laz­zo è d’ar­gen­to e d’oro; la­pi­slaz­zu­li e dia­spro so­no là; e tut­ti i pro­fu­mi ra­ri; gel­so­mi­no e ro­sa, e gli em­ble­mi della mor­te). Quin­di mi e­sor­ta a la­scia­re che il veg­gen­te Thar – il mio tra­mi­te in uno dei miei com­bat­ti­men­ti con­tro Cho­ron­zon – en­tri nel pa­laz­zo, ruo­tan­do a spi­ra­le. In­fat­ti, egli po­te­va en­tra­re in que­sto mo­do op­pu­re ad una delle quat­tro en­tra­te. Poi lo la­sciai sta­re sul pa­vi­men­to del pa­laz­zo, poi­ché non vi era pe­ri­co­lo. I­nol­tre la dea Nuit, de­fi­nen­do­mi guer­rie­ro (Amn = 91, il no­me del guer­rie­ro; Ho = 75, cioè 12, il nu­me­ro del guer­rie­ro), mi chie­de se egli non spro­fon­de­rà, ma se an­che co­sì fos­se, ci so­no mo­di e mo­di per ca­de­re, per­ciò de­vo es­se­re raf­fi­na­to e go­de­re la vo­lut­tà dei sen­si con chi vo­glio, ma sem­pre nel­l’a­mo­re di Nuit.
52.Se questo non fosse giu­sto; se tu con­fon­di i pun­ti-spa­zia­li, di­cen­do: Essi so­no uno; op­pu­re di­cen­do, Essi so­no mol­ti; se il ri­tua­le non fos­se sem­pre in me: al­lo­ra a­spet­ta­ti i ter­ri­bi­li giu­di­zi di Ra-Hoor-Khuit!
La dea Nuit dichiara che se quel­lo che mi ha ap­pe­na det­to non fos­se giu­sto e se io con­fon­do i pun­ti spa­zia­li – le ot­to di­re­zio­ni dello Spa­zio: Est, Sud, O­vest, Nord, Sud-Est, Sud-O­vest, Nord-Est, Nord-O­vest – di­cen­do che so­no uno op­pu­re mol­ti, e se il ri­tua­le che e­vo­ca l’e­ner­gia del­l’Eo­ne di Ho­rus non fos­se ri­vol­to a lei, al­lora de­vo a­spet­tar­mi i ter­ri­bi­li giu­di­zi di Ra-Hoor-Khuit.
53.Questo rigenererà il mo­ndo, il pic­co­lo mon­do mia so­rel­la, mio cuo­re e mia lin­gua, al qua­le io in­vio que­sto ba­cio. An­che, o scri­ba e pro­fe­ta, seb­be­ne tu sia dei prin­ci­pi, es­so non ti al­le­vie­rà né ti as­sol­ve. Ma l’e­sta­si e la gio­ia della ter­ra sia­no tue: sem­pre Per me! Per me!
La dea Nuit afferma che se ese­gui­rò cor­ret­ta­men­te ciò che ha ap­pe­na det­to, al­lo­ra la Ter­ra (sua so­rel­la), suo cuo­re (pen­sie­ro) e sua lin­gua (pa­ro­la), ver­rà ri­ge­ne­ra­ta. Lei in­via alla Ter­ra que­sto Li­bro (ba­cio), tra­mi­te il suo scri­ba e pro­fe­ta Aleis­ter Crow­ley, il sa­cer­do­te dei prin­ci­pi. Ri­ce­ve­re ta­le Li­bro non lo al­le­vie­rà nel suo com­pi­to né lo as­sol­ve dal do­ver mo­ri­re fi­si­ca­men­te, ma la co­scien­za in e­ter­na e­sta­si e il pia­ce­re dei sen­si (la gio­ia della ter­ra) so­no sue, sem­pre ri­vol­te alla dea Nuit.
54.Non cambiare tanto lo sti­le di una let­te­ra; poi­ché os­ser­va! Tu, o pro­fe­ta, non ve­drai tut­ti que­sti mi­ste­ri na­sco­sti in ciò.
La dea Nuit esorta il suo pro­fe­ta Aleis­ter Crow­ley a non cam­bia­re tan­to lo sti­le di una let­te­ra, af­fin­ché quel­la let­te­ra non as­su­ma le sem­bian­ze di un’al­tra, poi­ché lui non riu­sci­rà a ca­pi­re tut­ti i mi­ste­ri ce­la­ti nel Li­ber Le­gis. La let­te­ra a cui si ri­fe­ri­sce la Dea è la let­te­ra “u” della pa­ro­la “ab­struc­tion” che non ha al­cun si­gni­fi­ca­to nella lin­gua in­glese.
55.Il figlio delle tue vi­sce­re, egli li os­ser­verà.
La dea Nuit afferma che il fi­glio delle vi­sce­re del pro­fe­ta Aleis­ter Crow­ley os­ser­ve­rà tut­ti i mi­ste­ri che so­no ce­la­ti nel Li­ber Le­gis. Lei mi de­fi­ni­sce “fi­glio delle vi­sce­re” del pro­fe­ta, per­ché le vi­sce­re so­no in rap­por­to al Ma­ni­pu­ra Cha­kra, il cui cen­tro ma­cro­co­smi­co si tro­va a Tri­e­ste (I­ta­lia), la cit­tà in cui so­no nato.
56.Non aspettarlo dall’Est, né dal­l’O­vest; poi­ché da nes­su­na ca­sa sup­po­sta vie­ne quel fi­glio. Aum! Tut­te le pa­ro­le so­no sa­cre e tut­ti i pro­fe­ti so­no ve­ri; sal­va so­lo es­si che ca­pi­sco­no un po­co; ri­sol­vi la pri­ma me­tà del­l’e­qua­zio­ne, la­scia la se­con­da i­nat­tac­ca­ta. Ma tu hai tut­to nella lu­ce chia­ra, e un po’, seb­be­ne non tut­to, nel­l’o­scu­rità.
In questo passo del Li­ber Le­gis ven­go e­sor­ta­to a da­re la so­lu­zio­ne della pri­ma me­tà del­l’e­qua­zione.
La dea Nuit dice al pro­fe­ta Aleis­ter Crow­ley che da nes­sun luo­go (nes­su­na ca­sa sup­po­sta) vie­ne il fi­glio delle sue vi­sce­re e per­tan­to non do­vrà a­spet­tar­lo dal­l’Est e ne­an­che dal­l’O­vest. Quin­di, la Dea pro­nun­cia la pa­ro­la “Aum!” per in­ten­de­re che ha fi­ni­to, nella fra­se, di ri­vol­ger­si ad Aleis­ter Crow­ley. Poi si ri­vol­ge a me e af­fer­ma: “Tut­te le pa­ro­le so­no sa­cre e tut­ti i pro­fe­ti so­no ve­ri; sal­va so­lo es­si che ca­pi­sco­no un po­co;”. Ma se an­dia­mo ad a­na­liz­za­re la fra­se ve­dia­mo che il con­cet­to co­sì e­spres­so è as­sur­do, poi­ché se tut­ti i pro­fe­ti ca­pi­sco­no un po­co, non pos­so­no es­se­re ve­ri e quin­di quel che ha da es­se­re sal­va­to è quel po­co che es­si ca­pi­sco­no, quel po­co che es­si san­no. Co­sì, co­me la dea Nuit e­sor­ta, vie­ne ad es­se­re ri­sol­ta la pri­ma me­tà del­l’e­qua­zio­ne, cioè so­sti­tuen­do alla fra­se “sal­va so­lo es­si che ca­pi­sco­no un po­co” la fra­se “sal­va so­lo quel po­co che es­si ca­pi­sco­no”. La se­con­da par­te del­l’e­qua­zio­ne la la­scio i­nat­tac­ca­ta: io ho tut­to nella lu­ce chia­ra, e un po’, seb­be­ne non tut­to, nel­l’o­scu­rità.
57.Invocami sotto le mie stel­le! A­mo­re è la leg­ge, a­mo­re sot­to la vo­lon­tà. E non la­scia­re che i paz­zi fra­in­ten­da­no l’a­mo­re; poi­ché c’è a­mo­re e a­mo­re. C’è la co­lom­ba, e c’è il ser­pen­te. Sce­gli be­ne! Egli, il mio Pro­fe­ta, ha scel­to, co­no­scen­do la leg­ge della for­tez­za, e il gran­de mi­ste­ro della Ca­sa di Dio. Tut­te que­ste vec­chie let­te­re del mio Li­bro so­no e­sat­te; ma Tzad­di non è la Stel­la. An­che que­sto è se­gre­to: il mio Pro­fe­ta lo ri­ve­le­rà al sag­gio.
La dea Nuit esorta il pro­fe­ta Aleis­ter Crow­ley ad in­vo­car­la sot­to le sue stel­le. E di­ce: “A­mo­re è la leg­ge, a­mo­re sot­to la vo­lon­tà”. Que­sta fra­se in­di­ca che l’a­mo­re de­ve es­se­re di­ret­to ma­gi­ca­men­te dalla vo­lon­tà. Quin­di di­ce ad Aleis­ter Crow­ley di non la­scia­re che i paz­zi fra­in­ten­da­no l’a­mo­re, poi­ché c’è l’a­mo­re o­si­ri­dia­no della co­lom­ba e l’a­mo­re the­le­mi­co del ser­pen­te. Lo e­sor­ta a sce­glie­re be­ne! Poi si ri­vol­ge a me e di­chia­ra che io, il suo Pro­fe­ta, ho scel­to l’a­mo­re the­le­mi­co del ser­pen­te, poi­ché co­no­sco la leg­ge che di­ce: “sii i­nac­ces­si­bi­le!” (la leg­ge della for­tez­za). I­nol­tre io co­no­sco il gran­de mi­ste­ro della Sfe­ra di Da­ath (Ca­sa) e di Hoor-paar-Kraat (Dio), cioè il mi­ste­ro della Sfe­ra di­vi­sa in tre set­to­ri e del Dio con una te­sta e tre vol­ti, il gran­de mi­ste­ro della lo­ro tri­pli­ci­tà. In­fi­ne, la dea Nuit af­fer­ma che tut­te le vec­chie let­te­re e­brai­che del Li­bro di Thoth (mio Li­bro), so­no e­sat­te nella lo­ro se­quen­za se­man­ti­ca; ma la let­te­ra e­brai­ca Tzad­di non è la Stel­la, poi­ché bi­so­gna ap­pli­ca­re agli Ar­ca­ni Mag­gio­ri, ri­spet­to al si­ste­ma ca­ba­li­sti­co di Aleis­ter Crow­ley, una di­ver­sa se­quen­za ma­te­ma­ti­ca. In­fat­ti, nella Cab­ba­la i­ta­lia­na – si ve­da il Li­ber 888 in ri­fe­ri­men­to alle let­te­re e­brai­che – que­sta let­te­ra cor­ri­spon­de al­l’A­tu la Lu­na. Per­tan­to sco­pria­mo, sem­pre tra­mi­te la Cab­ba­la i­ta­lia­na, che la Stel­la, Atu il So­le, cor­ri­spon­de alla let­te­ra e­brai­ca Vau. Ciò è an­che se­gre­to e io (il Pro­fe­ta di Nuit) lo ri­ve­lo a tut­ti co­lo­ro in gra­do di com­pren­de­re la nuo­va Cab­bala.
58.Io do gioie inimmagina­bi­li sul­la ter­ra: cer­tez­za, non fe­de, fin­tan­to che in vi­ta, so­pra la mor­te; pa­ce i­nef­fa­bi­le, ri­po­so, e­sta­si; né io do­man­do al­cun­ché in sa­cri­ficio.
La dea Nuit sostiene che lei dà gio­ie i­nim­ma­gi­na­bi­li sul­la ter­ra: la cer­tez­za, non la cre­den­za cie­ca (fe­de) dei cri­stia­ni sto­ri­ci, fin­tan­to che un uo­mo è in vi­ta, della con­ti­nui­tà della con­sa­pe­vo­lez­za; l’e­ter­na e­sta­si (pa­ce i­nef­fa­bi­le, ri­po­so) di Nu. I­nol­tre lei non chie­de nes­su­na co­sa, in sa­cri­fi­cio, per ciò che dona.
59.Il mio incenso è di le­gni e gom­me re­si­no­se; e den­tro non c’è san­gue: a cau­sa dei miei ca­pel­li gli al­be­ri del­l’E­ter­nità.
La dea Nuit dichiara che il suo in­cen­so è fat­to di le­gni e gom­me re­si­no­se e in es­so non c’è san­gue a cau­sa delle sue li­nee (ca­pel­li), le e­ma­na­zio­ni (al­be­ri) del­l’A­qui­la (E­ter­ni­tà). Nel­l’in­cen­so non c’è san­gue, per­ché il san­gue è il ve­i­co­lo per la ma­ni­fe­sta­zio­ne delle en­ti­tà, men­tre l’in­cen­so ser­ve per Ve­de­re le e­ma­na­zio­ni del­l’A­quila.
60.Il mio numero è 11, co­me tut­ti i lo­ro nu­me­ri che so­no di noi. La Stel­la a Cin­que Pun­te, con un Cer­chio nel Mez­zo, e il cer­chio è Ros­so. Il mio co­lo­re è ne­ro per il cie­co, ma il blu e l’oro so­no vi­sti dal ve­den­te. Io ho an­che una glo­ria se­gre­ta per co­lo­ro che mi a­mano.
La dea Nuit afferma che il suo nu­me­ro è 11, quel­lo della Sfe­ra di Bi­nah, l’un­di­ce­si­ma Se­phi­rah – a par­ti­re dalla Sfe­ra di Mal­kuth – del ve­ro Al­be­ro della Vi­ta. Que­sto è il suo nu­me­ro, co­me lo so­no tut­ti i nu­me­ri degli i­ni­zia­ti – al gra­do di Ma­gus – che so­no di Nuit, Ha­dit e Ra-Hoor-Khu­it. La Stel­la a Cin­que Pun­te, con un Cer­chio Ros­so nel Mez­zo (il Pun­to Ha­dit), è la Stel­la co­lor Ru­bi­no di The­rion, il sim­bo­lo del­l’Eo­ne di Ho­rus. Ella af­fer­ma che il suo co­lo­re è ne­ro per il cie­co, in­ten­den­do con ciò un du­pli­ce con­cet­to. Per “cie­co” si in­ten­de sia Hoor-paar-Kraat – Ho­rus ne­ro o cie­co, il Fi­glio o­scu­ro di Nuith e Ha­dit – sia il pro­fa­no che non ve­de la lu­ce della ve­ri­tà. Ma lei con­ti­nua e af­fer­ma che il blu e l’oro so­no vi­sti dal ve­den­te. Il blu e l’oro so­no i co­lo­ri dello Spa­zio e del So­le ce­la­ti in lei: il blu co­me Maat (Ba­ba­lon), la Fi­glia; e l’oro co­me Ra-Hoor-Khuit (Ho­rus ros­so), il Fi­glio. Que­sti due co­lo­ri so­no vi­sti dal ve­den­te, cioè dal Ma­gus. La dea Nuit ha an­che una glo­ria se­gre­ta – fe­li­ci­tà, gio­ia – per gli i­ni­zia­ti al gra­do di Ma­gus che la a­mano.
61.Ma amare me è meglio d’o­gni co­sa: se sot­to le stel­le-not­tur­ne nel de­ser­to tu ora bru­ci da­van­ti a me il mio in­cen­so, in­vo­can­do­mi con un cuo­re pu­ro, e in cui fiam­meg­gia il Ser­pen­te, tu ver­rai a gia­ce­re un po­co nel mio se­no. Per un ba­cio al­lo­ra tu sa­rai di­spo­sto a da­re tut­to; ma chi da­rà una par­ti­cel­la di pol­ve­re per­de­rà tut­to in quel­l’o­ra. Tu ra­du­ne­rai be­ni e quan­ti­tà di don­ne e di spe­zie; tu in­dos­se­rai ric­chi gio­iel­li; tu su­pe­re­rai le na­zio­ni della ter­ra per splen­do­re e or­go­glio; ma sem­pre per a­mo­re di me, e co­sì tu ver­rai alla mia gio­ia. Ti in­giun­go di pre­sen­tar­ti ar­den­te­men­te da­van­ti a me con un’u­ni­ca ve­ste, e co­per­to da una ric­ca ac­con­cia­tu­ra. Io ti amo! Io ti de­si­de­ro! Pal­li­do o pur­pu­reo, ve­la­to o vo­lut­tuo­so, io che so­no tut­ta pia­ce­re e por­po­ra, ed eb­brez­za del sen­so più in­ti­mo, ti de­si­de­ro. Spie­ga le ali, e su­sci­ta den­tro di te lo splen­do­re rav­vol­to in spi­re: vie­ni a me!
La dea Nuit afferma che a­mar­la è me­glio di o­gni al­tra co­sa. Se sot­to le stel­le-not­tur­ne, in un luo­go de­ser­to, bru­cio l’in­cen­so di Nuit – A­qui­la – po­trò ve­nir­la a co­no­sce­re. Per fa­re ciò do­vrò in­vo­car­la in uno sta­to di co­scien­za che si ma­ni­fe­sta co­me un sen­ti­men­to pu­ro. Io sa­rò di­spo­sto a da­re tut­to me stes­so pur di ve­nir­la a co­no­sce­re. Ma chi do­ne­rà al­l’A­qui­la una par­ti­cel­la della pro­pria con­sa­pe­vo­lez­za per­de­rà tut­to se stes­so e si dis­sol­ve­rà nel­l’In­fi­ni­to. Io ra­du­ne­rò ric­chez­ze, don­ne e spe­zie; io in­dos­se­rò ric­chi gio­iel­li; io su­pe­re­rò le na­zio­ni della ter­ra per splen­do­re e or­go­glio; ma sem­pre per a­mo­re di Nuit, e co­sì io an­drò alla sua gio­ia. Ella mi in­giun­ge di pre­sen­tar­mi ar­den­te­men­te da­van­ti a lei con un’u­ni­ca ve­ste, e co­per­to da una ric­ca ac­con­cia­tu­ra. Lei mi ama! Lei mi de­si­de­ra! Pal­li­do o pur­pu­reo, ve­la­to o vo­lut­tuo­so, lei che è tut­ta pia­ce­re e por­po­ra, ed eb­brez­za del sen­so più in­ti­mo, mi de­si­de­ra. In­fi­ne mi e­sor­ta a spie­ga­re le ali della mia per­ce­zio­ne, sol­le­ci­tan­do la mia con­sa­pe­vo­lez­za: di an­da­re ver­so lei.
62.A tutti i miei incon­tri con te la sa­cer­do­tes­sa di­rà – e i suoi oc­chi bru­ce­ran­no con de­si­de­rio quan­do sta­rà nu­da e fe­li­ce nel mio tem­pio se­gre­to – A me! A me! e­vo­can­do la fiam­ma dei cuo­ri di tut­ti nel suo can­to d’a­more.
La dea Nuit dichiara che a tut­ti i suoi in­con­tri con me – il gran sa­cer­do­te – la sa­cer­do­tes­sa en­tre­rà in uno sta­to par­ti­co­la­re (e i suoi oc­chi bru­ce­ran­no con de­si­de­rio quan­do sta­rà nu­da e fe­li­ce nel mio tem­pio se­gre­to) e di­rà: “A me! A me!”, e­vo­can­do la pas­sio­ne (fiam­ma dei cuo­ri) di tut­ti nel suo can­to d’a­more.
63.Cantami l’estatica canzo­ne d’a­mo­re! Bru­cia­mi pro­fu­mi! In­dos­sa gio­iel­li per me! Be­vi per me, poi­ché io ti amo! Io ti amo.
La dea Nuit mi dice di can­ta­re per lei l’e­sta­ti­ca can­zo­ne d’a­mo­re, di bru­cia­re per lei pro­fu­mi, di in­dos­sa­re per lei pie­tre pre­zio­se e di be­re in suo o­no­re, poi­ché ella mi ama.
64.Io sono la figlia del Tra­mon­to dalle pal­pe­bre blu; io so­no il nu­do splen­do­re del vo­lut­tuo­so cie­lo-not­turno.
La dea Nuit si definisce la “fi­glia del Tra­mon­to”, poi­ché il tra­mon­to im­pli­ca il Sole ad O­vest e l’oc­ci­den­te, nella re­li­gio­ne egi­zia, ha re­la­zio­ne con il re­gno dei mor­ti; in­fat­ti, la mor­te im­pli­ca il con­cet­to del Nul­la e il Nul­la è la dea Nui­th. Per­tan­to Nuit è la fi­glia di Nui­th, dalla non-ma­ni­fe­sta­zio­ne e­mer­ge la ma­ni­fe­sta­zio­ne. Que­sta ma­ni­fe­sta­zio­ne vie­ne da lei de­scrit­ta nel se­guen­te mo­do: la fi­glia dalle pal­pe­bre blu – cie­lo blu – e il nu­do splen­do­re – stel­le – del vo­lut­tuo­so cie­lo-not­turno.
65.A me! A me!
La dea Nuit dichiara: “tut­to af­flui­sca a me, tut­to af­flui­sca a me”.
66.La Manifestazione di Nuit è ad una fine.
L’espressione mani­festa di Nuit è alla fi­ne di un ciclo.