Giornale di viaggio

Il Giornale di viaggio di Frank Ripel, l’Anticristo

8. Boca Chica e ritorno a Las Terrenas

giovedì 17 novembre 2011
Vicino a Santo Domingo si tro­va la ri­den­te cit­ta­di­na di Bo­ca Chi­ca che con­si­glio ai vec­chiet­ti dallo spi­ri­to ar­zil­lo. Lì tro­ve­re­te di tut­to e se a­ve­te dagli ot­tant’an­ni in su una ba­dan­te (in­di­ge­na del po­sto) sa­rà sem­pre pron­ta ad aiu­tar­vi per e­sau­di­re i vo­stri de­si­deri.
Le spiagge sono belle, tut­to è bel­lo a Bo­ca Chi­ca, ma at­ten­zio­ne ai po­li­ziot­ti… sem­pre pron­ti a co­glier­vi in fla­gran­te, com­por­ta­te­vi be­ne e nul­la vi ac­ca­drà, pa­ro­la dell’An­ti­cristo.
 
Mare di Boca Chica Spiaggia di Boca Chica
Dopo aver visto la ri­den­te cit­ta­di­na di Bo­ca Chi­ca fac­cia­mo ri­tor­no a Las Ter­renas.
 
Un bel viaggio fino a Las Terrenas In procinto di arrivare a Las Terrenas

Video: ritorno a Las Terrenas

 

7. Viaggio a Santo Domingo

martedì 15 novembre 2011
Durante la mattina deci­dia­mo di par­ti­re in au­to­mo­bi­le per San­to Do­min­go e, do­po un viag­gio du­ra­to cir­ca tre ore, giun­gia­mo nella ca­pi­ta­le do­mi­ni­ca­na. Ad at­ten­der­ci un no­stro ca­ro a­mi­co che ci gui­da per al­cu­ne vie della cit­tà. Vi­si­tia­mo la zo­na co­lo­nia­le e ri­ce­via­mo una se­rie di in­for­ma­zio­ni che ci con­fer­ma­no che que­sta è ve­ra­men­te la re­pub­bli­ca dei mi­ra­coli.
 
Informazioni utili per il viag­gia­tore
Il viaggiatore deve sapere che se no­leg­gia un’au­to­mo­bi­le de­ve a­ve­re con sé una fo­to­co­pia del pas­sa­por­to e al­me­no 1.000 pe­sos (cir­ca 20 euro). Nel ca­so si ven­ga fer­ma­ti dalla po­li­zia lo­ca­le per un con­trol­lo, e­si­bi­re la pa­ten­te e co­pia del pas­sa­por­to (mai l’o­ri­gi­na­le: non si de­ve ri­schia­re che il pro­prio pas­sa­por­to ven­ga ri­ti­ra­to). È mol­to fa­ci­le ve­nir fer­ma­ti dalla po­li­zia lo­ca­le per un con­trol­lo, in quan­to le pa­ghe dei po­li­ziot­ti – co­me quel­le di tut­ti i do­mi­ni­ca­ni – so­no mol­to bas­se e o­gni po­li­ziot­to cer­ca in qual­che mo­do di ‘ar­ro­ton­da­re’ più che può. Per­tan­to, il po­li­ziot­to di tur­no, cer­che­rà di tro­va­re qual­sia­si ca­vil­lo pur di far­vi la mul­ta… mul­ta che non fa­rà mai, poi­ché il suo fi­ne è quel­lo di ri­ce­ve­re un o­bo­lo dal tu­ri­sta. Da­te­gli dai 500 ai 1.000 pe­sos e vi la­sce­rà an­da­re con la sua be­ne­di­zione.
Caso eccezionale (ti­po il mio)
Nell’eventualità che la vo­stra pa­ten­te, in I­ta­lia, sia sta­ta ri­ti­ra­ta (so­lo per­ché a­vet­e be­vu­to qual­che goc­cia di al­cool in più) sap­pia­te che nella Re­pub­bli­ca Do­mi­ni­ca­na non ci so­no pro­ble­mi. Tra­mi­te un vo­stro a­mi­co no­leg­gia­te un’au­to­mo­bi­le e gui­da­te­la pu­re voi. Nel ca­so ve­nia­te fer­ma­ti per un con­trol­lo, e­si­bi­te la co­pia del pas­sa­por­to e giu­sti­fi­ca­te la man­can­za della pa­ten­te di­cen­do che l’a­ve­te di­men­ti­ca­ta in al­ber­go. Al­lun­ga­te ra­pi­da­men­te i 1.000 pe­sos e ve­dre­te che an­dre­te via fe­li­ci e con­tenti.
Caso estremo
Il viaggiatore deve sapere che se, ma­lau­gu­ra­ta­men­te, si tro­vas­se coin­vol­to in un in­ci­den­te au­to­mo­bi­li­sti­co – non con­ta se ha ra­gio­ne o tor­to – de­ve man­te­ne­re il con­trol­lo di se stes­so e pa­ga­re, pa­ga­re, pa­ga­re. Nel ca­so ve­nis­se col­to da rab­bia in­con­trol­la­bi­le op­pu­re non a­ves­se de­na­ro suf­fi­cien­te, ver­rà si­cu­ra­men­te ar­re­sta­to. A que­sto pun­to gli ri­man­go­no due op­zioni.
Caso A – Il prigioniero de­ve a­ve­re qual­che a­mi­co che prov­ve­da a far­gli per­ve­ni­re del de­na­ro che gli con­sen­ti­rà i se­guen­ti pri­vi­le­gi. Ac­qui­sto di una sem­pli­ce cel­la per 9.000 pe­sos, ac­qui­sto di una super-cella con tut­ti i com­fort per 200.000 pe­sos. I­nol­tre non cor­re­rà il ri­schio di su­bì­re fur­ti dall’e­ster­no (nella Re­pub­bli­ca Do­mi­ni­ca­na i fur­ti so­no all’or­di­ne del gior­no), in po­che pa­ro­le la si­cu­rez­za è ga­ran­ti­ta 24 ore su 24. In­fi­ne, un al­tro pri­vi­le­gio è quel­lo che, du­ran­te la not­te, po­trà tran­quil­la­men­te u­sci­re dalla cel­la, gi­ra­re per la cit­tà e con­dur­re tut­ti i suoi af­fa­ri not­tur­ni. At­ten­zio­ne! Il pri­gio­nie­ro, nella pri­ma mat­ti­na, do­vrà rien­tra­re in car­cere.
Caso B – Se il prigioniero non ha de­na­ro, si fac­cia il se­gno che vuo­le o si vo­ti a chi vuo­le, ma co­mun­que non gli re­ste­rà al­tro che mo­ri­re, poi­ché da lì non u­sci­rà mai più… nep­pu­re il ci­bo e l’ac­qua ven­go­no as­si­cu­ra­te al car­ce­ra­to sen­za una for­ma di pa­ga­mento.

 
Santo Domingo: la sede del Su­pre­mo Con­si­glio del Ri­to Scoz­ze­se An­ti­co e Ac­cet­tato
Tempio massonico a Santo Domingo
 
La sede del figlio di Cri­sto­fo­ro Co­lom­bo
Palazzo del figlio di Cristoforo Colombo a Santo Domingo

 

6. Mister Piattola

mercoledì 9 novembre 2011
Da un po’ di tempo ero in cor­ri­spon­den­za con un i­ta­lia­no che vo­le­va in­con­trar­mi a Las Ter­re­nas, per trat­ta­re al­cu­ni af­fa­ri. Ol­tre ad es­se­re l’An­ti­cri­sto, mi di­let­to nella ri­cer­ca del pe­tro­lio, dell’oro e dei dia­man­ti, tan­to che pos­so de­fi­nir­mi come il pri­mo pe­tro­man­te, oro­man­te e dia­mante.
E venne il giorno… e Mi­ster Piat­to­la ven­ne a noi. Non lo sa­pe­vo, ma a­vrei in­con­tra­to un in­di­vi­duo che, a buon di­rit­to, può es­se­re de­fi­ni­to co­me una “piat­tola”.
Verso l’ora di pranzo giun­se­ro al no­stro hotel due per­so­ne. Uno sem­bra­va ri­ver­sa­re in uno sta­to ca­ta­to­ni­co, men­tre l’al­tro – Mi­ster Piat­to­la – par­la­va con­ti­nua­men­te, un lo­gor­roi­co, co­sì, non l’a­ve­vo mai vi­sto. I­nol­tre, men­tre par­la­va, gi­ra­va con­ti­nua­men­te la te­sta da de­stra ver­so si­ni­stra e ciò mi ri­cor­da­va un ca­ne da tar­tu­fo, non so­lo: quan­do gli par­la­vo sem­bra­va to­tal­men­te as­sen­te, per­so com­ple­ta­men­te nei suoi pen­sie­ri. Di af­fa­ri, que­sto in­di­vi­duo non ne ca­pi­va pro­prio nul­la, il suo u­ni­co sco­po era quel­lo di an­da­re a man­gia­re quan­to pri­ma… e ciò mi ir­ri­tò lie­ve­men­te. Mi­ster Piat­to­la non lo sa­pe­va, ma era ca­du­to pro­prio ma­le: il gior­no pri­ma a­ve­vo e­li­mi­na­to un’en­ti­tà ne­ga­ti­va, ma non a­ve­vo an­co­ra e­li­mi­na­to la cor­ren­te e­ner­ge­ti­ca che la so­ste­ne­va e la lie­ve ir­ri­ta­zio­ne ca­gio­na­ta­mi de­ter­mi­nò lo sca­ri­ca­men­to di ta­le e­ner­gia sulla sua au­to­mo­bi­le, e più pre­ci­sa­men­te gli fe­ce sca­ri­ca­re la bat­te­ria. Non so­lo: il suo a­mi­co, che ri­ver­sa­va in sta­to ca­ta­to­ni­co, pre­so da rap­tus di fol­lia gli ur­lò più o me­no le se­guen­ti pa­ro­le: «È dall’i­ni­zio di que­sta va­can­za che mi rom­pi i co­gli­oni con­ti­nua­men­te! Non ne pos­so più! Que­sta è la va­can­za più di mer­da che ab­bia fat­to in vi­ta mia!», e Piat­to­la: «Non al­za­re la vo­ce…». Io, Fran­cis e Ri­chard non ne po­te­va­mo più dal ri­de­re, ma non lo di­mo­stra­vamo.
Vedemmo Piattola convin­to di po­ter spin­ge­re l’au­to­mo­bi­le per met­ter­la in mo­to, co­sa im­pos­si­bi­le per una mac­chi­na con il cam­bio au­to­ma­ti­co; un grup­po di in­di­ge­ni del po­sto, ve­den­do le sue ma­no­vre, si sbel­li­ca­va dalle ri­sa, e poi Piat­to­la rag­giun­se la sua a­po­teo­si. Con­vin­to di po­ter trat­ta­re l’ac­qui­sto di una bat­te­ria con gli in­di­ge­ni del po­sto, fa­ce­va stra­ne ma­no­vre per di­mo­stra­re che a­ve­va po­chi sol­di, poi si na­scon­de­va, e­stra­eva il por­ta­fo­glio e con­ta­va i suoi sol­di­ni di na­sco­sto, men­tre il suo a­mi­co di­ce­va «Pa­go tut­to io, pa­go tut­to io».
Finalmente, dopo tre ore, ven­ne cam­bia­ta la bat­te­ria dell’au­to­mo­bi­le e as­sie­me a Piat­to­la e al suo a­mi­co ci re­cam­mo in un no­to ri­sto­ran­te di Las Ter­re­nas. Qui ven­ni a sa­pe­re, dall’a­mi­co di Piat­to­la, che al­log­gia­va­no in un re­si­den­ce di Co­stam­bar (Puer­to Pla­ta) do­ve di not­te non c’era nep­pu­re l’e­let­tri­ci­tà. L’a­mi­co di Piat­to­la mi dis­se che cer­ca­va un po’ di vi­ta not­tur­na e che là non c’era pro­prio nul­la. Al­lo­ra gli dis­si: «Vai a So­súa, lì tro­ve­rai il Pas­sion’s club». Gli oc­chi di lui bril­la­ro­no di lu­ce, la vi­ta sem­brò ri­flui­re nelle sue ve­ne, si sen­ti­va or­mai li­be­ro dal ma­le­fi­co in­flus­so di Mi­ster Piat­to­la… an­che l’An­ti­cri­sto ha un cuore.

 
Al ristorante: Frank e Ri­chard men­tre os­ser­va­no Mr. Piat­tola
Frank Ripel che osserva Mr. Piattola

 

5. Ritorno a Las Terrenas

domenica 6 novembre 2011
Dopo la discesa agli Inferi de­ci­si, as­sie­me a Ri­chard e a Fran­cis, di ri­tor­na­re a Las Ter­re­nas. Alla sta­zio­ne delle cor­rie­re at­ten­dia­mo la gua­gua, un pull­man lo­ca­le. Lì ve­nia­mo a sa­pe­re che di do­me­ni­ca il pull­man non pre­sta ser­vi­zio. Ci so­no sol­tan­to le gua­güitas, pul­mini che so­li­ta­men­te pos­so­no tra­spor­ta­re, al mas­si­mo, do­di­ci persone… ma la Re­pub­bli­ca Do­mi­ni­ca­na è il pae­se dei mi­ra­co­li, in­fat­ti ci fan­no sa­li­re sul pull­mino in se­di­ci, pres­sa­ti uno so­pra l’al­tro. I­ni­zia co­sì un viag­gio di ri­tor­no che si pre­sen­ta co­me un in­cu­bo. Do­po una cin­quan­ti­na di chi­lo­me­tri – do­ve l’au­ti­sta con la ma­no de­stra tie­ne il vo­lan­te e con la si­ni­stra un ro­to­lo di ban­co­no­te che con­ti­nua­men­te con­ta – ve­nia­mo sca­ri­ca­ti e fat­ti sa­li­re su un’al­tra gua­güita. Per­cor­so un cer­to trat­to l’au­ti­sta è co­stret­to a fer­mar­si, vie­ne ri­scon­tra­ta la rot­tura della cin­ghia di tra­smis­sio­ne del mez­zo. Ci tro­via­mo, co­sì, in un ter­ri­to­rio a noi sco­no­sciu­to, ver­deg­gian­te, su una stra­da di­sa­stra­ta; al­cu­ne au­to­mo­bi­li ral­len­ta­no, ci pas­sa­no ac­can­to e si al­lon­ta­na­no. Non ci so­no so­lo vei­co­li di lo­co­mo­zio­ne che tran­si­ta­no sulla stra­da; ve­dia­mo pu­re pas­sa­re dei ca­val­li e una per­so­na che su un mo­to­ri­no tra­spor­ta un ma­ia­le, ma la co­sa più in­cre­di­bi­le è quan­do ve­do, in lon­ta­nan­za, uno stra­no au­to­mez­zo, bas­so, sem­bra qua­si un’au­to­mo­bi­le di For­mu­la 1… in quel mo­men­to, per un at­ti­mo, pen­so di a­ve­re le al­lu­ci­na­zio­ni. Ri­chia­mo l’at­ten­zio­ne di Ri­chard e Fran­cis per os­ser­va­re lo stra­no mez­zo in ar­ri­vo. Do­po qual­che se­con­do ci pas­sa vi­ci­no un vei­co­lo mai vi­sto, una spe­cie di au­to­mo­bi­le da cor­sa (ti­po For­mu­la 1) fat­ta in ca­sa, in­cre­di­bi­le ma ve­ro: un vei­co­lo ra­so ter­ra sfrec­cia su una stra­da di­sa­strata.
Nel frattempo, scopria­mo che uno dei pas­seg­ge­ri a bor­do della gua­güita è un mec­ca­ni­co con at­trez­zi di la­vo­ro, sia­mo dav­ve­ro nel pae­se dei mi­ra­co­li e ciò ci con­sen­te, do­po mez­z’ora, di ri­par­ti­re. Per­cor­si cir­ca cin­quan­ta chi­lo­me­tri ve­nia­mo sca­ri­ca­ti e fat­ti ri­sa­li­re su un’al­tra gua­güita, che ri­par­te len­tis­si­ma. L’u­ni­co trat­to di stra­da de­cen­te vie­ne per­cor­so a 40 km/h, con un au­ti­sta che, con­ti­nua­men­te, suo­na il clac­son… a chi, non si sa! In­fi­ne ci a­spet­ta l’ul­ti­ma tap­pa, scen­dia­mo dalla gua­güita per sa­li­re su un’al­tra, e in­tra­pren­dia­mo l’ul­ti­mo trat­to di stra­da che ci por­te­rà a Las Ter­renas.

 
Sulla via di ritorno a Las Terrenas

 

4. La Passione dell’Anticristo

lunedì 31 ottobre 2011
Durante la mattina decidiamo di par­ti­re in au­to­mo­bi­le per So­súa – ri­den­te cit­ta­di­na della Re­pub­bli­ca Do­mi­ni­ca­na – e, do­po un viag­gio du­ra­to cir­ca tre ore, giun­gia­mo in pros­si­mi­tà di Ca­ba­re­te, ad una quin­di­ci­na di chi­lo­me­tri dalla no­stra me­ta. Qui mi ac­cor­go che la lan­cet­ta dell’ac­qua se­gna­la il sur­ri­scal­da­men­to del ra­dia­to­re. Ci fer­mia­mo e, gra­zie all’aiu­to di un in­di­ge­no del po­sto, ag­giun­gia­mo dell’ac­qua al ra­dia­to­re e a­spet­tia­mo che si raf­freddi.
Dopo qualche ora ripren­dia­mo il viag­gio ma ci ac­cor­gia­mo che il dan­no è ab­ba­stan­za se­rio. Per­cor­si gli ul­ti­mi chi­lo­me­tri giun­gia­mo a So­súa, fer­mia­mo la mac­chi­na, te­le­fo­nia­mo al no­leg­gia­to­re e gli spie­ghia­mo l’ac­ca­du­to, in­vi­tan­do­lo a ve­nir­si a ri­pren­de­re l’au­to­mo­bile.
A Sosúa inizia quel­lo che po­trei de­fi­ni­re co­me «l’an­ti­cal­va­rio dell’An­ti­cri­sto», la Pas­sio­ne dell’An­ti­cri­sto, che può es­sere ben rap­pre­sen­ta­ta, fi­gu­ra­ta­men­te, nelle im­ma­gi­ni ri­pro­dot­te qui sotto.

 
Festa di Hallowen – Passion’s club ex­clu­sive

 
L’arresto dell’Anticristo
Frank Ripel e la poliziotta
Frank Ripel e la poliziotta
Frank Ripel e la poliziotta
 
Il processo all’Anticristo
Frank Ripel e la giudice
Frank Ripel e la giudice
Frank Ripel e la giudice
 
L’Anticristo incontra il Dia­vo­lo (Li­lith)
… e pronuncia la fatidica frase (non «Pa­dre… per­ché mi hai ab­ban­do­na­to?»): «Ma­dre… pren­di­mi!»
Frank Ripel incontra Lilith
 
La discesa agli Inferi dell’An­ti­cristo
La discesa agli Inferi di Frank Ripel
 
La Lussuria
Il girone infernale dell’An­ti­cristo
La Lussuria, girone infernale

 

3. Brujo e Zombi

sabato 22 ottobre 2011
Dopo esserci sistemati in Ho­tel af­fit­tia­mo un’au­to­mo­bi­le e di se­ra ci re­chia­mo un no­to lo­ca­le del luo­go. Lì ve­nia­mo a co­no­sce­re una ra­gaz­za hai­tia­na che ri­co­no­scen­do il mio a­nel­lo, co­me un og­get­to di po­te­re, mi mo­stra il suo, re­ga­la­to­gli da suo non­no, po­ten­te brujo ros­so di Hai­ti, mor­to an­ni pri­ma. Il gior­no se­guen­te in­con­tro, nuo­va­men­te, la ra­gaz­za (me­dium). Ella mi spie­ga che e­si­sto­no tre li­vel­li di brujo: i bian­chi, i ne­ri e i ros­si. Que­sti ul­ti­mi so­no i più po­ten­ti. Gli chie­do degli zom­bi e lei mi ri­ve­la delle co­no­scen­ze che mai so­no sta­te mes­se per i­scritto.
Vengono tratti zombi dai vi­vi e dai mor­ti, quel­li mor­ti si ri­co­no­sco­no per­ché puz­za­no di ca­da­ve­re. C’è un in­te­res­san­te mer­ca­to di zom­bi do­po il ter­re­mo­to, il co­sto è a ri­bas­so. In pra­ti­ca, se vie­ne de­ci­so che qual­cu­no ven­ga tra­sfor­ma­to in zom­bie, gli vie­ne sof­fia­ta in fac­cia una pol­ve­re ma­gi­ca (que­sta pol­ve­re con­tie­ne il ve­le­no del pe­sce pal­la), quin­di gli vie­ne ta­glia­to un pez­zo di lin­gua, af­fin­ché non pos­sa par­la­re co­me una per­so­na nor­ma­le. Di gior­no lo zom­bie è un in­di­vi­duo che non tol­le­ra la lu­ce so­la­re, i suoi mo­vi­men­ti so­no len­ti, la sua vo­lon­tà an­nul­la­ta; in­ve­ce di not­te lo zom­bie vie­ne at­ti­va­to, tra­mi­te una pol­ve­re ma­gi­ca, per i la­vo­ri ma­nua­li. O­gni fa­mi­glia che si ri­spet­ti ha al­me­no uno zom­bie-la­vo­ra­to­re. Allo zom­bie vie­ne som­mi­ni­stra­ta, più vol­te la set­ti­ma­na, la pol­ve­re ma­gi­ca e vie­ne scel­to un gior­no af­fin­ché en­tri (per 24 ore) in uno sta­to di ca­ta­les­si. Il mi­ste­ro più gran­de con­cer­nen­te gli zom­bi ri­guar­da la lo­ro mor­te… lo zom­bie, es­sen­do già mor­to, non può mo­ri­re e tut­to quel­lo che si sa è che lo zom­bie scom­pa­re nel nul­la, di­ven­tan­do og­get­to di culto.
Durante la notte, in sta­to di so­gno, mi tro­vo in una si­tua­zio­ne in cui un brujo mi ar­ri­va alle spal­le e mi pun­ge il fian­co si­ni­stro con una spe­cie di si­rin­ga, mi spos­to ve­lo­ce­men­te fuo­ri della sua por­ta­ta e, du­ran­te la not­te, re­spin­go al­tri tre in­flus­si e­ner­ge­ti­ci. Alla mat­ti­na, ap­pe­na sve­glio, ca­pi­sco che, tra­mi­te l’a­nel­lo d’oro della me­dium, so­no en­tra­to in con­tat­to con il po­te­re per­so­na­le di suo non­no (brujo) e quin­di con la cor­ren­te rossa.
Dopo qualche ora ci rechia­mo in un no­to caf­fè per fa­re co­la­zio­ne. All’im­prov­vi­so ap­pa­re un vec­chio, a cui non di­amo a­scol­to. Su­bi­to do­po, il vec­chio si met­te die­tro a me e pun­ta il suo sguar­do su Fran­cis, di­cen­do qual­che stra­na pa­ro­la. Poi ci chie­de da fu­ma­re e Ri­chard gli dà una si­ga­ret­ta. Il vec­chio i­nar­ca la schie­na men­tre a­spi­ra il fu­mo della si­ga­ret­ta, ma un bam­bi­no ci vie­ne a chie­de­re qual­che co­sa, in­ter­rom­pen­do l’a­zio­ne del vec­chio. Al­lora, il vec­chio si tra­sfor­ma, la sua vo­ce di­ven­ta po­ten­te, e ri­vol­gen­do­si al bam­bi­no gli di­ce: «Io so­no un brujo ros­so, mi de­vi por­ta­re ri­spet­to». Il bam­bi­no è bloc­ca­to, at­ter­ri­to dalla vo­ce po­ten­te dello stre­go­ne che, po­co do­po, va via. E­vi­den­te­men­te, la cor­ren­te e­ner­ge­ti­ca ros­sa ci ha mes­so in con­tat­to con un brujo rosso.
Qualche giorno dopo, du­ran­te la not­te, en­tria­mo in con­tat­to con la cor­ren­te ne­ra del Vudù che ci ca­gio­na degli stra­ni so­gni. Nel mio ca­so, so­gnai una don­na che e­met­te­va un suo­no stri­du­lo die­tro la mia spal­la de­stra. Poi, il gior­no se­guen­te, en­tria­mo in con­tat­to con la cor­ren­te bian­ca che ci pro­du­ce uno sta­to di stor­di­mento.

 
Possessione bruja Possessione zombica

 

2. Arrivati a Las Terrenas

sabato 15 ottobre 2011
Giunti a Las Terrenas venia­mo por­ta­ti nel re­si­den­ce I.C., luo­go im­mer­so nel ver­de lus­su­reg­gian­te con pi­sci­na e tut­ti i con­fort. Ci si­ste­mia­mo nel re­si­den­ce e tut­to sem­bra pro­ce­de­re per il me­glio. Giun­ta la se­ra an­dia­mo a dor­mi­re… a mez­za­not­te in pun­to un gal­lo co­min­cia a chi­cchi­ria­re e con­ti­nua co­sì per tut­ta la not­te, fi­no il mat­ti­no. In pra­ti­ca non riu­scia­mo a dor­mi­re e ciò ac­ca­de an­che per le al­tre due not­ti suc­ces­si­ve. Al ter­zo gior­no, ora­mai stres­sa­ti, de­ci­dia­mo di an­da­re via dal re­si­den­ce e ci spo­stia­mo all’ho­tel Ma­dru­ga­da di Las Ter­renas.

 
Residence Madrugada a Las Terrenas Residence Madrugada a Las Terrenas
Residence Madrugada a Las Terrenas Residence Madrugada a Las Terrenas Residence Madrugada a Las Terrenas
 
Playa Cossón (zona Las Terrenas)
Palma caraibica
 
Punta Popy (Las Terrenas versante orientale)
Punta Popy a Las Terrenas
 
Playa Bonita (Las Terrenas, versante occidentale)
Playa Bonita a Las Terrenas

 

1. Partenza per Las Terrenas

mercoledì 15 ottobre 2011
Il giorno dodici ottobre 2011 par­tia­mo dall’ae­ro­por­to di Ve­ne­zia con de­sti­na­zio­ne San­to Do­min­go (Re­pub­bli­ca Do­mi­ni­ca­na). Do­po un viag­gio di di­ver­se ore giun­gia­mo all’ae­ro­por­to di Las A­me­ri­cas (San­to Do­min­go), ad at­ten­der­ci un au­ti­sta i­ta­lia­no. Si­ste­ma­te le va­li­ge nell’au­to­mo­bi­le ci av­via­mo in di­re­zio­ne della ri­den­te cit­ta­di­na di Las Ter­re­nas. Po­co fuo­ri dall’ae­ro­por­to ve­nia­mo fer­ma­ti da una pat­tu­glia della po­li­zia, uno dei tre po­li­ziot­ti chie­de i do­cu­men­ti all’au­ti­sta che li e­si­bi­sce; il po­li­ziot­to ri­le­va una pic­co­la ir­re­go­la­ri­tà, un er­ro­re fat­to dall’a­gen­zia as­si­cu­ra­tri­ce. L’au­ti­sta spie­ga che l’er­ro­re non di­pen­de da lui, ma il po­li­ziot­to pun­ta a far­si pa­ga­re, co­me è d’uso nella Re­pub­bli­ca Do­mi­ni­ca­na. L’au­ti­sta non vuo­le ce­de­re, vuo­le che gli ven­ga fat­ta la con­trav­ven­zio­ne, ma il po­li­ziot­to non vuo­le far­glie­la. Do­po una mez­z’ora di trat­ta­ti­ve – da­to che l’au­ti­sta non vuo­le pa­ga­re – il po­li­ziot­to ci con­sen­te di ri­pren­de­re il viag­gio. Al­cu­ni gior­ni do­po ve­nia­mo a sa­pe­re che l’au­ti­sta – in cir­co­stan­ze mi­ste­rio­se – è sta­to ar­re­stato.

 
Francis beccato con la birra