Giornale di viaggio

Il Giornale di viaggio di Frank Ripel, l’Anticristo

16. Las Terrenas: a) by night, b) maratona, c) Frank Ripel

lunedì 27 febbraio 2012 ― do­me­ni­ca 4 mar­zo 2012 ― mer­co­le­dì 7 mar­zo 2012
Vivere a Las Terrenas...


16.a. Las Terrenas by night
lunedì 27 febbraio 2012
Chi arriva a Las Terre­nas non può non vi­si­ta­re il Bar­rio Grin­go – rock bar – ge­sti­to da un fan­ta­sma­ti­co D.J.
 
Locale al Barrio Gringo, Las Terrenas Locale al Barrio Gringo, Las Terrenas
Locale al Barrio Gringo, Las Terrenas Locale al Barrio Gringo, Las Terrenas
Locale al Barrio Gringo, Las Terrenas



16.b. Las Terrenas, maratona
domenica 4 marzo 2012
Ogni anno si tiene la ma­ra­to­na a Las Ter­re­nas. An­che il no­stro Fran­cis Fide vi ha par­te­ci­pato.
 
Francis alla partenza della maratona di Las Terrenas Francis dopo la maratona di Las Terrenas

 



16.c. Las Terrenas, Frank Ripel
mercoledì 7 marzo 2012
Le tre foto-simbolo di Frank Ripel.
 
Frank Ripel in simbologia bianca Frank Ripel in simbologia rossa Frank Ripel in simbologia nera

Frank Ripel sul go-kart
Frank Ripel sul gokart in spiaggia Frank Ripel sul gokart in spiaggia

Frank Ripel nella granja
Frank Ripel a cavallo

 

15. Antichrist’s tour

sabato 4 febbraio 2012
Decidiamo di intraprendere un tour che ci con­dur­rà in al­cu­ne lo­ca­li­tà della Re­pub­bli­ca Do­mi­ni­cana.
Partiamo da Las Terrenas e ci di­ri­gia­mo a El Li­mon, nei cui pres­si c’è la spiag­gia del Moron.
 
La spiaggia del Moron

Durante il pomeriggio ci re­chia­mo nella lo­ca­li­tà bal­nea­re chia­ma­ta Las Ga­le­ras, una fan­ta­sma­go­ri­ca cit­ta­di­na in cui ve­nia­mo a co­no­sce­re Wal­ter, una per­so­na sim­pa­ti­cis­si­ma, un i­ta­lia­no che vi ri­sie­de e che ge­sti­sce una piz­zeria.
 
Walter, personaggio di Las Galeras

Per chi dovesse recarsi a Las Ga­le­ras rac­co­man­dia­mo l’in­con­tro con Wal­ter, il qua­le vi for­ni­rà tut­te le in­for­ma­zio­ni ne­ces­sa­rie per quan­to ri­guar­da que­sta fan­ta­sma­go­ri­ca cit­ta­dina.
 
Golfo di Las Galeras Golfo di Las Galeras

Il giorno seguente ripren­dia­mo il no­stro viag­gio alla vol­ta di Pla­ya Rincon.
 
Playa Rincon

Durante il pomeriggio rag­giun­gia­mo Sa­ma­ná (ca­po­luo­go della pe­ni­so­la di Sa­ma­ná della Re­pub­bli­ca Do­mi­ni­ca­na) e al­log­gia­mo in un no­to al­ber­go – Ho­tel Chi­no – ge­sti­to da ci­ne­si. Il pro­prie­ta­rio dell’al­ber­go ac­con­sen­te a cu­sto­di­re la no­stra jeep per i due gior­ni che do­vre­mo tra­scor­re­re a Sá­ba­na de la Mar. La sua gen­ti­lez­za è ta­le che la jeep ver­rà cu­sto­di­ta gra­tui­ta­mente.
 
L'hotel cinese a Samaná

Il giorno seguente, du­ran­te la mat­tina, pren­dia­mo il tra­ghet­to che ci con­dur­rà a Sá­ba­na de la Mar. Do­po un viag­gio di un’ora e mez­za giun­gia­mo nel por­tic­cio­lo della cu­pa cit­ta­dina.
 
Traghetto che attraversa il golfo di Samaná, in direzione di Sábana De La Mar

Veniamo prelevati dagli au­ti­sti di moto-taxi e por­ta­ti in una lo­ca­li­tà a cir­ca die­ci chi­lo­metri.
 
Panorama dalla residenza montanara di Frank Ripel in Repubblica Dominicana

Giunti a destinazione, ac­ce­dia­mo alla re­si­den­za.

 
La residenza in montagna dell’An­ti­cristo
La residenza montanara di Frank Ripel in Repubblica Dominicana La residenza montanara di Frank Ripel in Repubblica Dominicana
La residenza montanara di Frank Ripel in Repubblica Dominicana La residenza montanara di Frank Ripel in Repubblica Dominicana
La residenza montanara di Frank Ripel in Repubblica Dominicana La residenza montanara di Frank Ripel in Repubblica Dominicana
La residenza montanara di Frank Ripel in Repubblica Dominicana La residenza montanara di Frank Ripel in Repubblica Dominicana
La residenza montanara di Frank Ripel in Repubblica Dominicana La residenza montanara di Frank Ripel in Repubblica Dominicana
Frank Ripel nella sua residenza di montagna in Repubblica Dominicana Frank Ripel nella sua residenza di montagna in Repubblica Dominicana

Due giorni dopo decidiamo di far ri­tor­no a Las Ter­re­nas. Pren­dia­mo la bar­chet­ta che ci por­te­rà, cen­to me­tri più a­van­ti, al tra­ghet­to che ci per­met­te­rà di ar­ri­va­re a Sa­maná.
 

Traghetto per Samaná

Giunti a Samaná riprendiamo la no­stra jeep e po­co pri­ma di ar­ri­va­re a Las Ter­re­nas fac­cia­mo una so­sta a Pun­ta Por­til­lo. Qui tro­via­mo quella che, a no­stro dire, è la più bel­la spiag­gia della Re­pub­bli­ca Do­mi­ni­cana.

 
El Portillo: spiaggia e mare
Spiaggia del Portillo Spiaggia del Portillo
Spiaggia del Portillo Spiaggia del Portillo
 
El Portillo: vista mare
Mare del Portillo Mare del Portillo
Mare del Portillo Pranzo felliniano al mare del Portillo
 
El Portillo: palme
Palme al Portillo Palme al Portillo
Palme al Portillo Palme al Portillo

Arrivati a Las Terrenas com­ple­tia­mo il no­stro tour.
Da un punto di vista magi­co pos­sia­mo di­chia­ra­re che nella Re­pub­bli­ca Do­mi­ni­ca­na e­si­sto­no due po­li e­ner­ge­ti­ci na­tu­ra­li. Il pri­mo si tro­va a Las Ter­re­nas ed è di ca­rat­te­re e­let­tri­co, men­tre il se­con­do si tro­va a Caño Hon­do (Sá­ba­na de la Mar) ed è di ca­rat­te­re ma­gne­tico.
 
La residenza al mare dell’An­ti­cri­sto
Frank Ripel nella sua residenza al mare in Repubblica Dominicana
 
Giro a Las Terrenas in kart
Frank Ripel sul gokart in una spiaggia di Las Terrenas Frank Ripel sul gokart in una spiaggia di Las Terrenas
Frank Ripel sul gokart in una spiaggia di Las Terrenas Gokart a Las terrenas
Gokart a Las terrenas Gokart a Las terrenas

 

14. La pianta perduta

mercoledì 1 febbraio 2012
Yantra verde con triangolo inverso
L’isola in cui si trovano Ha­iti e la Re­pub­bli­ca Do­mi­ni­ca­na è un fram­men­to di una delle set­te i­so­le di A­tlan­ti­de. Su que­sto fram­men­to si tro­va la pian­ta di po­te­re che gli an­ti­chi Dei (Lo­ma­ria­ni) do­na­ro­no agli Yper­bo­rei, ai Mu­ria­ni, ai Le­mu­ria­ni e agli A­tlan­ti­dei, af­fin­ché es­si po­tes­se­ro a­pri­re “le por­te della per­ce­zione”.
Dopo la fine di Atlantide, gli an­ti­chi Ma­ya sco­pri­ro­no la pian­ta di po­te­re e per pro­teg­ger­la dai pro­fa­na­to­ri mi­se­ro per o­gni pian­ta un cam­po di for­za (mem­bra­na di e­ner­gia na­tu­ra­le tra­spa­ren­te) ed un Guar­dia­no (guer­rie­ro ma­ya di co­lor oro con det­ta­gli ros­si, fat­to della stes­sa e­ner­gia della mem­bra­na). In pra­ti­ca, il Guar­dia­no pro­iet­ta­va una mem­bra­na tra­spa­ren­te all’al­tez­za dello sto­ma­co d’o­gni sa­cer­do­te ma­ya e ta­le mem­bra­na fun­ge­va da con­te­ni­to­re e­ner­ge­ti­co per il po­te­re della pian­ta. Nel ca­so qual­cu­no – e­ster­no alla di­scen­den­za dei Ma­ya – si fos­se im­pos­ses­sa­to del se­gre­to della pian­ta, il con­te­ni­to­re e­ner­ge­ti­co si sa­reb­be ne­ga­ti­viz­zato.
Squarciare i Veli dello Spa­zio e del Tempo
Il 6 maggio 1981 mi venne det­ta­ta una co­mu­ni­ca­zio­ne che ri­guar­da gli An­ti­chi (Lo­ma­ria­ni). Que­sta la co­mu­ni­ca­zio­ne: «Ep­pu­re c’è una Dro­ga che squar­cia i Ve­li dello Spa­zio e del Tem­po, una Dro­ga il cui no­me è na­sco­sto, na­sco­sto sot­to un al­tro no­me. Qua­lun­que co­sa tu fa­rai pur di pos­se­de­re que­sto E­li­sir. È il Gran­de Se­gre­to degli An­ti­chi, è il Se­gre­to che ti può e­le­va­re si­no al più al­to dei Cie­li o spro­fon­da­re nel più pro­fon­do degli In­fe­ri. Ma in o­gni ca­so tu sa­rai sem­pre un Dio, un Dio po­ten­te e te­mu­to, e nes­su­no o­se­rà al­za­re la ma­no su di te, poi­ché tu pos­sie­di lo Scet­tro del Dop­pio Po­te­re. I Sag­gi san­no do­ve cer­ca­re e co­sa cer­ca­re, ma non oc­cor­re per­ché il Tem­po è pas­sato».
Sono trascorsi trent’anni e qual­co­sa sta ac­ca­den­do… in una cit­tà (Sá­ba­na de la Mar) della Re­pub­bli­ca Do­mi­ni­ca­na si tro­va una mon­ta­gna e su di es­sa cre­sce la pian­ta di po­tere.
L’alleato dell’ultimo sa­cer­do­te maya
Il 12 ottobre 2011 giunsi nella Re­pub­bli­ca Do­mi­ni­ca­na e im­me­dia­ta­men­te ven­ni cat­tu­ra­to dall’al­lea­to dell’ul­ti­mo sa­cer­do­te ma­ya, mor­to di­cias­set­te an­ni pri­ma. Al ter­zo gior­no della mia per­ma­nen­za, la mia per­ce­zio­ne, per al­cu­ni se­con­di, su­bì un ra­di­ca­le cam­bia­men­to… vi­di al po­sto di Ri­chard un’al­tra per­so­na e co­sì capii che la mia per­ce­zio­ne era sta­ta ma­ni­po­la­ta. Ciò che non ca­pi­vo era co­me fos­se pos­si­bi­le che al po­sto di Ri­chard ve­des­si un al­tro en­te… di ciò non e­si­ste­va te­sti­mo­nian­za nei li­bri di Car­los Ca­sta­neda.
Jenifer
La risposta al mio quesito ar­ri­vò ver­so la fi­ne d’ot­to­bre quan­do co­nob­bi Je­ni­fer che mi rac­con­tò di suo non­no, i­ni­zia­to al se­gre­to della pian­ta di po­tere.
Mi raccontò che all’età di die­ci an­ni le ven­ne som­mi­ni­stra­to un li­qui­do trat­to da una pian­ta che cre­sce a Sá­ba­na de la Mar, in un luo­go sa­cro in ci­ma ad una mon­ta­gna. Da quel mo­men­to i­ni­ziò a ve­de­re un’en­ti­tà che le fa­ce­va pa­ura (l’al­lea­to di suo nonno).
La sua prima esperienza fu quel­la di ve­de­re, se­du­to al po­sto del non­no, un es­se­re dalle lun­ghe ma­ni e dai gran­di den­ti. Que­sto da­to mi per­mi­se di ca­pi­re l’e­spe­rien­za che ave­vo avu­to… un al­lea­to può ma­ni­fe­star­si in qual­sia­si po­sto, an­che coin­ci­de­re con una per­so­na fi­sica.
Poi, mi disse che l’inge­stio­ne del li­qui­do le a­ve­va pro­dot­to un sen­so di fre­schez­za nella zo­na so­pra l’om­be­li­co (mi ri­cor­dai che per tre gior­ni con­se­cu­ti­vi a­ve­vo a­vu­to la stes­sa per­ce­zio­ne, la per­ce­zio­ne della pre­sen­za del con­te­ni­tore).
Inoltre, mi raccontò una vi­cen­da in cui ven­ne coin­vol­ta in un in­ci­den­te auto­mo­bi­li­sti­co… nel mo­men­to dell’im­pat­to l’al­lea­to del non­no si ma­te­ria­liz­zò all’in­ter­no del vei­co­lo per sal­var­le la vita.
Infine, mi raccontò come mo­rì il non­no. Gra­ve­men­te am­ma­la­to non riu­sci­va a mo­ri­re e al­lo­ra ven­ne chia­ma­ta la sua mae­stra che, o­pe­ran­do ma­gi­ca­men­te, gli fe­ce e­spel­le­re il po­te­re della pian­ta… po­te­re ma­te­ria­liz­za­to­si in una for­ma che ven­ne get­ta­ta in ma­re, e co­sì il non­no poté mo­rire.
L’azione dell’Arca dell’Al­le­an­za Ce­leste
L’Arca dell’Alleanza Ce­le­ste ha tra­smu­ta­to le mem­bra­ne e i Guar­dia­ni di tut­te le pian­te di po­te­re che si tro­va­no sulla mon­ta­gna. I Guar­dia­ni e le mem­bra­ne delle pian­te so­no sta­ti tra­smu­ta­ti in e­ner­gia al­che­mi­ca (theerium pla­ti­na­to pla­sti­ciz­za­to in­ten­si­fi­ca­to). Ora, i Guar­dia­ni ma­ya ap­paio­no co­me dei guer­rie­ri extra­ter­re­stri (di co­lo­re pla­ti­no con det­ta­gli az­zur­ri). I­nol­tre, l’Ar­ca dell’Al­le­an­za Ce­le­ste ha tra­smu­ta­to il mio con­te­ni­to­re e quel­li pre­sen­ti in al­cu­ni miei di­sce­poli.
Le tre sfere e le tre en­tità
Il Trasferitore – strumento e­ner­ge­ti­co crea­to dall’Ar­ca dell’Al­le­an­za Ce­le­ste – ha crea­to tre sfe­re az­zur­re (theerium li­qui­do az­zur­ro in­ten­si­fi­ca­to). La pri­ma con­glo­ba la se­con­da e la se­con­da con­glo­ba la ter­za. A que­ste tre sfe­re si col­le­ga­no tre en­ti­tà che rap­pre­sen­ta­no: la mor­te, la vi­ta e l’im­mor­ta­li­tà. La pri­ma en­ti­tà è una don­na ne­ra (en­ti­tà di theerium pla­ti­na­to in­ten­si­fi­ca­to di co­lo­re ne­ro); la se­con­da en­ti­tà è un ca­va­lie­re bian­co (en­ti­tà di theerium pla­ti­na­to in­ten­si­fi­ca­to di co­lo­re bian­co) che in­dos­sa un’ar­ma­tu­ra co­lor bian­co e che reg­ge con la ma­no de­stra una lan­cia; la ter­za en­ti­tà è un es­se­re an­dro­gi­no az­zur­ro (en­ti­tà di theerium pla­ti­na­to in­ten­si­fi­ca­to di co­lo­re az­zur­ro) che in­dos­sa una tu­ni­ca di co­lo­re az­zur­ro e che re­ca sul ca­po una co­ro­na di stelle.
La terza entità comunicò a Ti­xian il se­guen­te mes­sag­gio: «Do­mi­nan­do (tra­scen­den­do) la Mor­te e tra­scen­den­do (do­mi­nan­do) la Vi­ta si ac­ce­de al Sa­cro Mi­ste­ro dell’E­ter­ni­tà. Que­sto è il Sa­pe­re e il Po­te­re rac­chiu­so nella Pian­ta dei Lo­ma­ria­ni. Quel sa­pe­re che ap­pre­se­ro A­da­mo ed Eva nel Giar­di­no di E­den. Ora, an­che se la pian­ta scom­pa­ris­se dalla Ter­ra, il suo sa­pe­re e il suo po­te­re non an­dreb­be per­du­to, poi­ché rac­chiu­so nella pro­fon­di­tà delle tre en­ti­tà. Solo tra­scen­den­do gli op­po­sti (il mi­ste­ro delle due Co­lon­ne) si ar­ri­va al ter­zo se­gre­to: l’E­ter­ni­tà, il Tem­pio sen­za tem­po. En­tran­do nel Tem­pio e se­den­do­si sul Tro­no si en­tra in con­tat­to con l’Ar­ca dell’Al­le­an­za Ce­le­ste: la Fon­te dell’E­ter­nità».
L’insegnamento che se ne trae
La pianta di potere è l’al­be­ro della co­no­scen­za del be­ne e del ma­le, ma in que­sto pri­mo al­be­ro è con­te­nu­to l’al­be­ro della vi­ta e nel se­con­do è con­te­nu­to l’al­be­ro dell’im­mor­ta­li­tà. Il pri­mo al­be­ro rap­pre­sen­ta la sa­pien­za della mor­te, il se­con­do rap­pre­sen­ta la sa­pien­za della vi­ta e il ter­zo rap­pre­sen­ta il po­te­re dell’im­mor­ta­li­tà. Per­tan­to la pian­ta di po­te­re rac­chiu­de il tri­pli­ce se­gre­to: mor­te, vi­ta, im­mor­ta­li­tà… ma nel tri­pli­ce se­gre­to vi è un se­greto.
Il segreto del tripli­ce se­greto
Il segreto del triplice se­gre­to è quel­lo dell’a­tem­po­ra­li­tà, l’in­ter­ru­zio­ne del flus­so del tem­po che va dal pas­sa­to (morte) ver­so il fu­tu­ro (vi­ta). So­lo tra­scen­den­do gli op­po­sti – la mor­te e la vi­ta – si ar­ri­va al ter­zo se­gre­to: l’e­ter­nità.
L’immagine del triangolo ci il­lu­mi­na: il ver­ti­ce a si­ni­stra rap­pre­sen­ta il pas­sa­to (morte), il ver­ti­ce a de­stra il fu­tu­ro (vita) e quel­lo in al­to il pre­sen­te (im­mor­ta­li­tà). Se dal ver­ti­ce su­pe­rio­re del tri­an­go­lo trac­cia­mo una ver­ti­ca­le ver­so il bas­so, in­ter­cet­tia­mo il cen­tro del la­to alla ba­se. È que­sta l’in­ter­ru­zio­ne del flus­so del tem­po… la se­que­nza mor­te-im­mor­ta­li­tà-vita.
L’esperienza dell’a­tem­po­ra­lità
Il 15 dicembre 2011 speri­men­tai, per cir­ca ven­ti­quat­tro ore, l’in­ter­ru­zio­ne del flus­so del tem­po, l’a­tem­po­ra­li­tà. La com­pren­sio­ne del se­gre­to del tri­pli­ce se­gre­to mi per­mi­se di spo­sta­re il con­te­ni­to­re dalla zo­na so­pra l’om­be­li­co nella zo­na dell’om­be­li­co. Quin­di spe­ri­men­tai uno sta­to di di­stac­co to­ta­le dal mon­do: il mio es­se­re era to­tal­men­te pri­vo di qual­sia­si in­te­res­se di ti­po u­ma­no, per­fi­no il mo­vi­men­to e il par­la­re com­por­ta­va­no uno sfor­zo. Si può di­chia­ra­re che spe­ri­men­tai il Nir­va­na – qui­e­scen­za della men­te – del Bud­dha, lo sta­to dell’im­mo­bi­li­tà, l’e­ter­no pre­sen­te, l’a­tem­po­ra­lità.
Scalare la Montagna Kadath
Infine, il mago sull’Al­ti­pia­no de­ve sca­la­re la Mon­ta­gna Sa­cra (Ka­dath). E nel far­lo in­con­tre­rà una se­rie di dif­fi­col­tà. Giun­to in ci­ma ve­drà il Gran­de Ca­stel­lo ed en­tran­do in es­so ri­ce­ve­rà nel con­te­ni­to­re – col­lo­ca­to all’al­tez­za del cen­tro om­be­li­ca­le – la tri­pli­ce sfe­ra az­zur­ra (theerium li­qui­do az­zur­ro in­ten­si­fi­ca­to) nella se­guen­te se­quen­za: la pri­ma sfe­ra (mor­te) con­glo­ba la se­con­da (im­mor­ta­li­tà) e la se­con­da con­glo­ba la ter­za (vita).

 

13. L’arresto di Brufalo, l’uomo delle banane, l’americano impazzito

domenica 1 gennaio 2012 – do­me­ni­ca 15 gen­naio 2012 – mer­co­le­dì 25 gen­naio 2012
Nella seconda metà di di­cem­bre de­ci­dia­mo di ri­tor­na­re, in pullman, a So­súa. Do­po un viag­gio du­ra­to cir­ca cin­que ore giun­gia­mo nella ri­den­te cit­ta­di­na della Re­pub­bli­ca Do­mi­ni­ca­na.



13.a. L’arresto di Brufalo
domenica 1 gennaio 2012
Verso la fine di dicembre, Fran­cis mi por­ta a ve­de­re il bar che ge­sti­va, in so­cie­tà, con il dot­tor Bru­fa­lo (per que­stio­ni di ri­ser­va­tez­za lo chia­me­re­mo così), bar al qua­le do­vet­te ri­nun­cia­re per man­ca­ti gua­dagni.
Nel locale troviamo Nick, il nuo­vo so­cio del dot­tor Bru­falo. E Nick, tut­to a­gi­ta­to, rac­con­ta a Fran­cis che a­ve­va già sbor­sa­to ben 5.000 euro do­po il pri­mo me­se di at­ti­vi­tà (si con­si­de­ri che la paga-base men­si­le nella Re­pub­bli­ca Do­mi­ni­ca­na è di cir­ca 150 euro) e che non a­ve­va gua­da­gna­to nean­che un cen­tesimo… Ahimé! An­che Fran­cis ci a­ve­va ri­mes­so del de­na­ro, la bel­lez­za di 5.000 euro.
In poche parole, il dottor Bru­fa­lo ac­ca­lap­pia­va le per­so­ne, in­di­can­do un’at­ti­vi­tà, e con la scu­san­te di es­se­re un bra­vo pro­cac­cia­to­re di clien­ti pre­ten­de­va il 50% dei gua­da­gni. In pra­ti­ca, il dot­tor Bru­falo co­sti­tui­va so­cie­tà so­lo ‘sul­la pa­ro­la’ e non su do­cu­men­ti scrit­ti, la co­sa de­ci­sa­men­te mi puz­za­va… e al­lo­ra de­ci­si di met­te­re in a­zio­ne l’or­ga­niz­za­zio­ne (S.S.). Fe­ci una te­le­fo­na­ta… e po­chi mi­nu­ti do­po mi giun­se la se­guen­te e-mail:



Ciao Frank,

La persona in questione ha baz­zi­ca­to mol­to in Sviz­ze­ra (2003) do­ve ha an­co­ra una of­fi­ci­na mec­ca­ni­ca. Ri­sul­ta an­co­ra i­scritto.
Nella Repubblica Dominica­na ha fat­to ri­chie­sta nel 2007 (##/##/2007) al Nr.(exp) ##-##### (### #####) ##/##/2007 “###### del Ca­ri­be - Com­pra venta y con­struc­cion ## ####### #########” (Re­gi­stro Nr. ######).
Si spaccia per dottore, ma non lo è. Non ri­sul­ta i­scrit­to in nes­sun al­bo pro­fes­sio­na­le in qua­li­tà di a­gen­te im­mo­bi­lia­re o a­gen­te fi­nan­zia­rio (I­ta­lia). Ha an­co­ra l’in­di­riz­zo in Sviz­ze­ra: Car­ros­se­rie F. ####### (CH-###.#.###.###-#) ################ ## - 8618 Oet­wil am See. Que­sto è l’ul­ti­mo in­di­riz­zo in Sviz­ze­ra. La dit­ta è an­co­ra at­tiva.
È stato furiere negli Al­pi­ni (1972-1973).
Ha avuto qualche assegno an­da­to ma­le, pe­rò è sta­to de­pe­na­liz­za­to con il D.L.
Molti dubbi sulla sua profes­sio­na­li­tà qua­le con­su­len­te fi­nan­zia­rio. Le sue co­no­scen­ze si li­mi­ta­no al sen­ti­to di­re, let­to, in­vet­ti­vi­tà e rap­por­ti con per­so­ne mol­to in­ven­ti­ve e po­co rac­co­man­da­bili.
Comunque aspetto il rap­por­to com­ple­to della sua at­ti­vi­tà in Re­pub­bli­ca Do­mi­ni­ca­na. So­prat­tut­to con qua­li mez­zi vive.

Un abbraccio,

#######


 
Alla sera del 31 dicem­bre il dot­tor Bru­fa­lo – nel suo bar pron­to a fe­steg­gia­re il Ca­po­dan­no – vie­ne pre­le­va­to dalla po­li­zia do­mi­ni­ca­na e mes­so in sta­to di fer­mo per es­se­re in­ter­ro­ga­to… non si può di­re che l’An­ti­cri­sto non ab­bia il sen­so del­la giu­stizia.
 
L’Anticristo (la Grande Bestia 666)

Frank Ripel con sguardo luciferino



13.b. L’uomo delle banane
domenica 15 gennaio 2012
Durante la nostra per­ma­nen­za a So­súa ci re­chia­mo nella spiag­gia prin­ci­pa­le della ri­den­te cit­ta­di­na. Do­po a­ver no­leg­gia­to delle sdra­io e degli om­brel­lo­ni or­di­nia­mo delle pi­gna-co­la­das. Do­po un po’, vi­ci­no a noi, pas­sa un uo­mo con un ce­sto di ba­na­ne sulla te­sta. Si fer­ma vi­ci­no a me e io, co­no­scen­do i prez­zi, gli di­co: «Diez (die­ci) pe­sos dos (due) ba­na­nas». E lui ri­spon­de: «No! Veinte (Ven­ti) pe­sos dos ba­na­nas». Per­tan­to gli ri­spon­do: «Y en ton­ces, co­me­te­las tú (E al­lo­ra, man­gia­tele tu)». Il ven­di­to­re di ba­na­ne, im­per­ter­ri­to, si gi­ra e se ne va.
Il giorno seguente, e co­sì per al­tri due gior­ni, si ve­ri­fi­ca la stes­sa si­tua­zio­ne con le stes­se fra­si, sia da par­te mia sia da par­te del ven­di­to­re di ba­na­ne.
Al quinto giorno, il ven­di­to­re di ba­na­ne si av­vi­ci­na a me, gli di­co sem­pre la fa­ti­di­ca fra­se e lui mi dà due ba­na­ne per die­ci pe­sos, che tra l’al­tro non a­ve­vo. Sor­ri­den­te, mi la­scia le due ba­na­ne e se ne va.
Morale della favola: «Chi la du­ra, la vin­ce».
 
L’uomo delle banane
L'uomo delle banane



13.c. L’americano impazzito
mercoledì 25 gennaio 2012
Poco prima di partire per Las Ter­re­nas ci ac­ca­de un fat­to in­cre­di­bi­le. Ver­so le due di not­te, men­tre stia­mo col­lo­quian­do di ar­go­men­ti e­so­te­ri­ci, sen­tia­mo bus­sa­re alla por­ta. Una per­so­na ri­pe­te, con­ti­nua­men­te, la fra­se: «No pro­blem». Ca­pia­mo che si trat­ta dell’in­qui­li­no della por­ta ac­can­to – u­bria­co o dro­ga­to – e, sem­pre at­tra­ver­so la por­ta, gli di­cia­mo di an­dar­se­ne. Que­sti, pe­rò, con­ti­nua a bat­te­re in­si­sten­te­men­te, spro­lo­quian­do fra­si in­com­pren­si­bi­li. Ad un cer­to mo­men­to Fran­cis, ir­ri­ta­to della si­tua­zio­ne – che si sta­va or­mai pro­traen­do da una de­ci­na di mi­nu­ti – im­pu­gna il suo ma­ce­te ed a­pre la por­ta. L’a­me­ri­ca­no im­paz­zi­to gli si av­ven­ta con­tro, spin­gen­do con la pan­cia sulla pun­ta del ma­ce­te; Fran­cis al­len­ta la pre­sa per non squar­tar­lo e ra­pi­da­men­te lo af­fer­ra per un brac­cio sbat­ten­do­lo fuori.
Pensiamo che la storia, sep­pur in­cre­di­bi­le, sia fi­ni­ta lì, ma ci sba­glia­mo… ver­so le tre e mez­za di not­te sen­tia­mo bat­te­re for­te­men­te sulla por­ta. Ri­chard si ac­cor­ge, guar­dan­do dalla fi­ne­stra, che in stra­da c’è una ca­mio­net­ta della po­li­zia. Al­lo­ra re­a­liz­zia­mo che l’a­me­ri­ca­no im­paz­zi­to si era ri­vol­to a dei po­li­ziot­ti. Sen­tia­mo che qual­cu­no, sul pia­ne­rot­to­lo, sta par­lan­do con l’a­me­ri­ca­no e de­du­cia­mo che si trat­ta di un po­li­ziot­to, ap­po­sta­to per ve­de­re se Fran­cis sa­reb­be u­sci­to dalla por­ta con il ma­ce­te in ma­no. Ov­via­men­te fac­cia­mo l’u­ni­ca mos­sa fat­ti­bi­le: Fran­cis te­le­fo­na alla po­li­zia di­cen­do che un a­me­ri­ca­no im­paz­zi­to, u­bria­co o dro­ga­to, ci sta mo­le­stan­do. Il po­li­ziot­to sul pia­ne­rot­to­lo sen­te la te­le­fo­na­ta di Fran­cis e ca­pi­sce che l’a­me­ri­ca­no è sol­tan­to un u­bria­co­ne, e quin­di de­ci­de di an­dar­sene.
Per inciso: la furbizia dei po­li­ziot­ti do­mi­ni­ca­ni è com­mo­vent­e, si ap­po­sta­no di na­sco­sto die­tro le por­te pron­ti ad in­ter­ve­ni­re, ma po­steg­gia­no la ca­mio­net­ta sot­to l’a­bi­ta­to in bel­la vista.
 
Francis (macete-man)
Francis col macete

 

12. La chiave del potere: impersonificazioni vibrazionali

mercoledì 14 dicembre 2011
Un tempo, gli antichi scia­ma­ni si ri­ve­sti­va­no con le pel­li degli a­ni­ma­li per in­ca­na­la­re la for­za e le qua­li­tà dell’a­ni­ma­le scel­to. In se­gui­to, gli an­ti­chi sa­cer­do­ti – come quelli e­gi­zi – si i­den­ti­fi­ca­va­no nei lo­ro dèi, as­su­men­do­ne le for­me di­vi­ne e in­ca­na­lan­do il po­te­re delle di­vi­nità.
Ai nostri giorni, i ma­ghi mo­der­ni u­ti­liz­za­no i va­ri a­spet­ti dell’e­ner­gia vi­bran­te, quell’e­ner­gia che co­sti­tui­sce il con­scio col­let­ti­vo, l’in­sie­me delle vi­bra­zio­ni ce­re­bra­li degli in­di­vi­dui. Ta­li vi­bra­zio­ni so­no ri­par­ti­bi­li per set­to­ri di spe­ci­fi­ci­tà, cioè per trat­ti di­stin­ti­vi ri­guar­dan­ti le ca­rat­te­ria­li­tà u­mane.
Ogni caratterialità u­man­a – set­to­re di spe­ci­fi­ci­tà – si ma­ni­fe­sta co­me uno sta­to dell’es­se­re, rap­por­ta­bi­le al sin­go­lo in­di­vi­duo. Il ma­go è in gra­do di im­per­so­ni­fi­ca­re di­ver­se ca­rat­te­ria­li­tà u­ma­ne e quin­di di a­gi­re, di vol­ta in vol­ta, sulle vi­bra­zio­ni ce­re­bra­li degli es­se­ri u­ma­ni, af­fin­ché que­sti ul­ti­mi si rap­por­ti­no – sen­za es­ser­ne con­sa­pe­vo­li – alle sue as­sun­zio­ni, cioè alle sue im­per­so­ni­fi­ca­zio­ni vi­bra­zio­nali.
Un esempio di di tali im­per­so­ni­fi­ca­zio­ni vie­ne qui pro­posto.

 
Frank Ripel che impersonifica il filosofo-pensatore Frank Ripel che impersonifica il playboy fallito
Il filosofo-pensatoreIl playboy fallito

Frank Ripel che impersonifica il boss
Il boss

 

11. La nuova congrega delle streghe

domenica 11 dicembre 2011
La classica congrega delle stre­ghe era co­sti­tui­ta da do­di­ci stre­ghe, da un luo­go­te­nen­te, e da co­lui che im­per­so­na­va il dia­vo­lo. Ai no­stri gior­ni la nuo­va con­gre­ga è co­sti­tui­ta da do­di­ci stre­ghe (Don­ne Scar­lat­te), da due luo­go­te­nen­ti (Uo­mo Bian­co e Don­na Ne­ra), e da co­lui che im­per­so­na il dia­vo­lo (l’An­ti­cri­sto). Que­sta nuo­va vi­sio­ne della con­gre­ga ci in­di­ca una par­ti­co­la­re for­mu­la ma­gica.
Le dodici Donne Scarlatte ven­go­no di­spo­ste in mo­do da for­ma­re un cer­chio as­sie­me all’Uo­mo Bian­co, alla Don­na Ne­ra, e all’An­ti­cri­sto. Le do­di­ci don­ne ven­go­no di­spo­ste alla di­stan­za di 18 gra­di cia­scu­na, men­tre l'Uo­mo Bian­co e la Don­na Ne­ra a 33 gra­di ri­spet­to la pri­ma e la do­di­ce­si­ma sa­cer­do­tes­sa. Per­tan­to l’An­ti­cri­sto rap­pre­sen­ta un ar­co di 78 gra­di. In al­tre pa­ro­le, le stre­ghe rap­pre­sen­ta­no la ba­se cir­co­la­re del Tem­pio, i due luo­go­te­nen­ti le due Co­lon­ne (una bian­ca e una ne­ra) e il dia­vo­lo il Por­tale (rosso).
 
L’Anticristo (il diavolo)
Frank Ripel e il diavolo
 
Cinque delle undici Don­ne Scar­lat­te (le stre­ghe)
Frank Ripel e Carolina Frank Ripel al ristorante
Frank Ripel e Maria Frank Ripel ed Estefany
Frank Ripel e Marguerita

 

10. Ritorno a Santo Domingo

domenica 4 dicembre 2011
Durante la mattina ri­tor­nia­mo a San­to Do­min­go, poi­ché do­ve­vo chiu­de­re al­cu­ni af­fa­ri. Pren­dia­mo l’auto­stra­da e la per­cor­ria­mo a ve­lo­ci­tà so­ste­nu­ta; ad un cer­to mo­men­to ve­nia­mo fer­ma­ti dalla po­li­zia. Alla gui­da dell’auto­mez­zo il sot­to­scrit­to. Uno dei due po­li­ziot­ti mi chie­de di e­si­bi­re la pa­ten­te… pa­ten­te che non ho, da­to che mi era sta­ta ri­ti­ra­ta in I­ta­lia. Al po­li­ziot­to gli di­co che l’a­ve­vo di­men­ti­ca­ta nell’al­ber­go a Las Ter­re­nas e, co­me do­cu­men­to d’i­den­ti­fi­ca­zio­ne, gli pre­sen­to la fo­to­co­pia del mio pas­sa­por­to. Il po­li­ziot­to, tran­quil­la­men­te, mi di­ce che il lo­ro ri­ve­la­to­re di ve­lo­ci­tà se­gna­va 166 km/h su una stra­da il cui li­mi­te è di 100 km/h. Pren­de il tac­cui­no delle mul­te, ne com­pi­la una e mi di­ce che de­vo an­dar­la a pa­ga­re in ban­ca. Poi, cor­dial­men­te, mi sa­lu­ta e – as­sie­me a Fran­cis e Ri­chard – ri­pren­do il viag­gio.
Giunti a Santo Domingo va­do nella ban­ca in­di­ca­ta­mi dal po­li­ziot­to e con la mo­di­ca ci­fra di 1.000 pe­sos (circa 20 €) chiu­do l’in­te­ra fac­cen­da. Co­me vo­le­va­si di­mo­stra­re, ci tro­via­mo nella re­pub­bli­ca dei mi­ra­co­li… in I­ta­lia, una per­so­na che ven­ga col­ta con la pa­ten­te ri­ti­ra­ta e a quella ve­lo­ci­tà pas­sa tut­ta una se­rie di guai in­fi­niti.
 
Durante la sera decidia­mo di re­car­ci nel più pre­sti­gio­so ca­si­nò di San­to Do­min­go. Il no­stro spi­ri­to go­liar­di­co ci ob­bli­ga ad in­fran­ge­re le re­go­le im­po­ste dalla so­cie­tà mo­der­na. Vo­gli­amo pre­sen­tar­ci sen­za gli a­bi­ti con­ven­zio­na­li, ma co­me fa­re per non es­se­re bloc­ca­ti all’en­tra­ta? La mia men­te dia­bo­li­ca e­la­bo­ra un pia­no per­fet­to: per non at­ti­ra­re l’at­ten­zio­ne su di noi dob­bia­mo in qual­che mo­do svia­re quella del per­so­na­le del ca­si­nò… dob­bia­mo mi­me­tiz­zar­ci. Al­lo­ra in­vi­tia­mo tre ra­gaz­ze di no­stra co­no­scen­za, che si pre­sen­ta­no – bel­lis­si­me – con un ab­bi­glia­men­to di clas­se, men­tre noi – pri­vi di giac­ca e cra­vat­ta co­me da ri­to – in­dos­sia­mo dei ve­sti­ti a dir po­co spor­ti­vi. Fran­cis, pe­rò, vuo­le stra­fa­re: ma­gliet­ta sen­za ma­ni­che, cal­zon­ci­ni cor­ti e cia­bat­te in­fra­di­to. So­no po­co con­vin­to che rie­sca a su­pe­ra­re i con­trol­li, ma co­mun­que ten­tia­mo lo stesso.
All’ingresso del casi­nò il per­so­na­le – co­me ‘stor­di­to’ da qual­che stra­na in­flu­en­za – ci las­cia pas­sa­re. Ci di­ri­gi­amo nella di­sco­te­ca in­ter­na e do­po qual­che ora an­dia­mo via. All’u­sci­ta uno dei con­trol­lo­ri, sbi­got­ti­to, guar­da Fran­cis e gli di­ce: «Ma tu non puoi sta­re qui, ve­sti­to co­sì!». E Fran­cis, ri­den­do, gli ri­spon­de: «In­fat­ti sto u­scen­do». Al­ché il con­trol­lo­re – in un vi­si­bi­le sta­to di cri­si – ri­ma­ne am­mu­to­lito.
 
La dimora segreta dell’Anticristo
Casa segreta di Frank Ripel a Santo Domingo
Casa segreta di Frank Ripel a Santo Domingo
Casa segreta di Frank Ripel a Santo Domingo

 

9. Las Terrenas story

lunedì 21 novembre 2011
Las Terrenas è piccolo ag­gre­ga­to ur­ba­no che, fi­no a do­di­ci an­ni fa, era pri­vo di e­let­tri­ci­tà e di ac­qua. L’u­ni­ca ri­sor­sa e­co­no­mi­ca era la pe­sca. Il pri­mo in­se­dia­men­to stra­nie­ro av­ven­ne per o­pe­ra di un grup­po di fran­ce­si, poi giun­se­ro gli i­ta­lia­ni. Og­gi Las Ter­re­nas è una ri­den­te cit­ta­dina.
In ‘onore’ al primo inse­dia­men­to fran­ce­se de­di­co la can­zo­ne “Vi­ve la Fran­ce”, can­ta­ta da A­lei­ster Cro­wley agli i­ni­zi del ’900. Que­sta can­zo­ne la de­di­co con lo stes­so spi­ri­to go­liar­di­co di A­lei­ster Cro­wley. Con­si­glio di a­scol­tare at­ten­ta­men­te per po­ter va­lu­ta­re co­me il fa­mo­so ma­go ‘o­no­ra­va’ il po­po­lo fran­cese.
 

E ora siamo arrivati noi…
Musica extraterrestre: “La Spa­da Stel­lare”
 
Playa Bonita (Las Terrenas, ver­san­te oc­ci­den­ta­le)
Playa Bonita
 
Playa Bonita (palme)
Palme a Las Terrenas