Non è una storia personale

Torna all’home page
Torna indietro


Il monaco Aangor




Perché la mia non è una storia per­so­na­le? Per­ché la mia vi­ta è im­per­so­na­le… non pos­sie­do al­cu­na sto­ria per­so­na­le da rac­con­ta­re e an­che se ne a­ves­si una di cer­to non la rac­con­te­rei. Di me si co­no­sce so­lo la mia bio-bi­blio­gra­fia, sin­te­si par­zia­le della mia vi­ta ma­gi­ca che ora vie­ne qui com­ple­ta­ta, in mo­do in­di­ret­to, tra­mi­te la ri­ve­la­zio­ne della sto­ria per­so­na­le di Car­los Ca­sta­ne­da, la mia con­tro­par­te sul pia­no mon­da­no, l’al­tro piat­to della bi­lancia.


La biografia segreta di Carlos Ca­sta­neda

1. Nell’estate del 1960 uno stu­den­te di an­tro­po­lo­gia dell’U­CLA, di no­me Car­los Ca­sta­ne­da, in­con­tra in Mes­si­co un in­dio, un uo­mo ec­ce­zio­na­le, de­po­si­ta­rio di mi­ste­ri ri­guar­dan­ti un’an­ti­ca dot­tri­na se­gre­ta, no­ta co­me “Na­gua­li­smo”. L’in­dio gli in­se­gna la sua ar­te sot­to giu­ra­men­to di non ri­ve­la­re mai il suo nome, do­ve o­pe­ra e le da­te dei lo­ro in­con­tri. Per ta­le mo­ti­vo, tut­ti i no­mi, le lo­ca­li­tà e le da­te degli in­con­tri che ap­pa­io­no nei li­bri di Ca­sta­ne­da sono falsi.
L’insegnamento che Castaneda ri­ce­ve va dall’e­sta­te del 1960 all’e­sta­te del 1968 e non fi­no all’e­sta­te del 1973 co­me egli vuol far cre­de­re. Un’a­na­li­si dei pri­mi tre li­bri, fat­ta in una cer­ta ma­nie­ra, per­met­te di ri­ca­va­re que­sta da­ta. Tra il 1968 e il 1974 Ca­sta­ne­da pub­bli­ca quat­tro libri.

2. L’analisi di cui parlo so­pra è di fa­ci­le at­tua­zio­ne, poi­ché lo stes­so Ca­sta­ne­da ci for­ni­sce delle in­di­ca­zio­ni per di­mo­stra­re tut­to ciò.
Nel 1968 viene pubblicato il pri­mo li­bro di Car­los Ca­sta­ne­da in­ti­to­la­to “A scuo­la dallo stre­go­ne”, un re­por­ta­ge di in­se­gna­men­ti ma­gi­ci che i­ni­zia nel 1960 e che si con­clu­de nel 1965.
Nel 1971 viene pubblicato il se­con­do li­bro di Car­los Ca­sta­ne­da, in­ti­to­la­to “Una re­al­tà se­pa­ra­ta”. Il no­to an­tro­po­lo­go ci te­sti­mo­nia che gli av­ve­ni­men­ti nar­ra­ti nel li­bro com­pren­do­no un pe­rio­do che va dal 1968 al 1970. In ef­fet­ti, trat­ta­si di ac­ca­di­men­ti ve­ri­fi­ca­ti­si cin­que an­ni pri­ma, tra il 1963 e il 1965, in­fat­ti, all’i­ni­zio del quat­tor­di­ce­si­mo ca­pi­to­lo, con ri­fe­ri­men­to all’an­no 1969, ci di­ce: “La pau­ra ri­sa­li­va ad al­cu­ni an­ni pri­ma, quan­do don Juan mi a­ve­va co­stret­to a quel­lo stra­nis­si­mo con­fron­to tra una stre­ga, una don­na che lui chia­ma­va ‘la Ca­ta­lina’, e me”. Poi ag­giun­ge: “Era co­min­cia­to il 23 set­tem­bre del 1961”, e co­me te­sti­mo­nia­to nel suo ter­zo li­bro, in­ti­to­la­to “Viag­gio a Ix­tlan”, il con­fron­to era av­ve­nu­to nel no­vem­bre del 1962, ap­pun­to al­cu­ni an­ni pri­ma ri­spet­to al 1964, ma non di cer­to ri­spet­to al 1969.
Inoltre, sempre nel secondo libro (ver­so la fi­ne del ca­pi­to­lo 11), con ri­fe­ri­men­to all’an­no 1969 ma che ab­bia­mo di­mo­stra­to es­se­re il 1964, Ca­sta­ne­da di­chia­ra: “Gli ri­cor­dai che pri­ma mi a­ve­va det­to che era im­pos­si­bi­le ve­de­re se non si a­ve­va un al­lea­to”. Pec­ca­to che, ‘pri­ma’, que­sto con­cet­to non ven­ga e­spres­so nel ca­pi­to­lo in que­stio­ne. In­ve­ce, lo ri­tro­via­mo e­spres­so nel ter­zo li­bro (al­la fi­ne del pe­nul­ti­mo ca­pi­to­lo), con ri­fe­ri­men­to all’an­no 1971. Qui, il no­to an­tro­po­lo­go ci vuol far cre­de­re che gli ac­ca­di­men­ti nar­ra­ti negli ul­ti­mi tre ca­pi­to­li del li­bro si ri­fe­ri­sca­no all’an­no 1971, ma co­me ab­bia­mo ap­pe­na di­mo­stra­to, si ri­fe­ri­sco­no all’an­no 1964.
Infine sappiamo che Carlos Casta­ne­da, nel me­se di ot­to­bre del 1965, ab­ban­do­na il suo no­vi­zia­to per ri­pren­der­lo, a suo di­re, nel 1968. Lo fa per giu­sti­fi­ca­re le fal­se da­te in­se­ri­te nel se­con­do li­bro, con i­ni­zio nel 1968. In real­tà Ca­sta­ne­da ab­ban­do­na il suo no­vi­zia­to per cir­ca un an­no (co­me so­sten­ne in un’in­ter­vi­sta) per poi ri­pren­der­lo nel 1966 e quin­di con­clu­der­lo nell’e­sta­te del 1968. Que­st’ul­ti­mo pe­rio­do di ap­pren­di­sta­to vie­ne te­sti­mo­nia­to nel li­bro in­ti­to­la­to “L’i­so­la del to­nal” che, ov­via­men­te, non va dal 1971 al 1973 co­me egli ci vuol far cre­dere.

3. Nell’estate del 1970 Car­los Ca­sta­ne­da ri­tor­na in Mes­si­co per in­con­tra­re i di­sce­po­li del suo mae­stro, l’in­dio che egli chia­ma “don Juan”. Dall’in­con­tro con i di­sce­po­li di don Juan na­sce il quin­to li­bro di Ca­sta­ne­da che vie­ne pub­bli­ca­to nel 1977. Nel li­bro, Ca­sta­ne­da de­scri­ve l’ar­te di so­gna­re, ma non rie­sce a ca­pi­re e quin­di a de­scri­ve­re l’ar­te dell’ag­gua­to che gli vie­ne mo­stra­ta, per­tan­to il suo quin­to li­bro è un’o­pe­ra in­com­pleta.

4. Nel 1971, la Gorda, l’u­ni­ca di­sce­po­la di don Juan con cui Ca­sta­ne­da era ri­ma­sto in con­tat­to, i­ni­zia ad aiu­tar­lo nel “ri­cor­da­re”, cioè a “ri­cor­da­re” ciò che gli era ac­ca­du­to men­tre si tro­va­va in sta­to di in­ten­sa per­ce­zio­ne. Die­ci an­ni do­po, nel 1981, e­sce il se­sto li­bro di Ca­sta­ne­da nel qua­le si de­scri­ve l’af­fio­ra­re dei pri­mi ri­cor­di, quel­li ri­guar­dan­ti ciò che gli era suc­ces­so men­tre si tro­va­va in sta­to di in­ten­sa per­ce­zio­ne. Poi, nel 1984, e­sce il suo set­ti­mo li­bro in cui si con­ti­nua a de­scri­ve­re ciò che gli era ac­ca­du­to in ta­le stato.

5. Nel 1985 Carlos Castane­da si tro­va in dif­fi­col­tà, non rie­sce più a “ri­cor­da­re” per­ché la Gor­da, in quel­l’an­no, vie­ne a man­ca­re, in­fat­ti, que­sto è l’an­no in cui egli ter­mi­na di scri­ve­re il suo ot­tavo li­bro che e­sce nel 1987.
In esso vengono descritti, in mo­do e­sau­sti­vo, i pri­mi sei noc­cio­li a­strat­ti, men­tre il set­ti­mo vie­ne bre­ve­men­te ci­ta­to, a di­mo­stra­zio­ne che egli non era più in gra­do di “ri­cor­da­re”. Se fos­se sta­to in gra­do di far­lo a­vreb­be do­vu­to e­spor­re in tre li­bri i ven­tun noc­cio­li a­stratti.

6. Dal 1985 in poi, inizia il de­cli­no di Car­los Ca­sta­ne­da, non rie­sce più a “ri­cor­da­re”. In suo pos­ses­so so­no ri­ma­sti degli ap­pun­ti che ri­guar­da­no la par­te più o­scu­ra del­l’ar­te di so­gna­re, ap­pre­sa tra il 1960 e il 1968. Pas­sa­no ot­to an­ni e nel 1993 si de­ci­de a pub­bli­ca­re quel­l’o­scu­ri­tà, il suo no­no li­bro. In que­sto te­sto, Ca­sta­ne­da de­scri­ve i pri­mi quat­tro var­chi del so­gna­re, ma non rie­sce a de­scri­ver­li tut­ti, per­tan­to il suo no­no li­bro è un’o­pe­ra in­com­pleta.

7. In possesso di Carlos Casta­ne­da ri­man­go­no sol­tan­to po­chi ap­pun­ti e nel 1997 pub­bli­ca due li­bri, il de­ci­mo e l’un­di­ce­si­mo. Nel de­ci­mo li­bro si par­la di “Ten­se­gri­tà”, una in­ven­zio­ne di Ca­sta­ne­da che, co­me con­fes­sò in un’in­ter­vi­sta, fu fat­ta per scher­zo ma pre­sa sul serio.
Questo libro con tante foto inu­ti­li gli con­sen­tì di in­se­ri­re an­co­ra degli ap­pun­ti ri­guar­dan­ti l’in­se­gna­men­to di don Juan. A­na­lo­ga­men­te, l’un­di­ce­si­mo li­bro pie­no di sto­rie in­ven­ta­te sulla sua vi­ta (la pro­va che si trat­ta di sto­rie in­ven­ta­te sta nel fat­to che Ca­sta­ne­da nel­l’ar­co della sua e­si­sten­za fe­ce di tut­to pur di can­cel­la­re la pro­pria sto­ria per­so­na­le e quin­di non a­vreb­be mai scrit­to di ac­ca­di­men­ti ri­guar­dan­ti la sua vi­ta pri­va­ta) gli con­sen­tì di in­se­ri­re gli ul­ti­mi ap­pun­ti ri­guar­dan­ti l’in­se­gna­men­to di don Juan.

8. Nel 1998, poco prima di mo­ri­re co­me un uo­mo co­mu­ne, Car­los Ca­sta­ne­da pub­bli­ca il suo do­di­ce­si­mo li­bro, una pu­ra spe­cu­la­zio­ne, la pro­va di un fal­li­men­to, un uo­mo che ser­vì da re­gi­stra­to­re u­ma­no af­fin­ché un’an­ti­ca scien­za e­so­te­ri­ca non an­das­se per­du­ta per sempre.


I buchi lasciati da Carlos Casta­neda

Carlos Castaneda fece due li­bri in­com­ple­ti e due non riu­scì a scri­ver­li. In pra­ti­ca, il suo com­pi­to era di pub­bli­care do­di­ci li­bri. Il quin­to li­bro in for­ma com­ple­ta, poi il no­no e il de­ci­mo (ri­guar­dan­ti i noc­cio­li a­strat­ti). I­nol­tre, l’un­di­ce­si­mo li­bro (ri­guar­dan­te l’ar­te di so­gna­re) in for­ma com­ple­ta. In­fi­ne, a­vreb­be do­vu­to riu­ni­re gli ul­ti­mi ap­pun­ti va­li­di (quel­li che si tro­va­no nel suo de­ci­mo, un­di­ce­si­mo, e do­di­ce­si­mo li­bro) in un u­ni­co li­bro.


Colmare i buchi

Il mio compito, nell’ambito del Na­gua­li­smo, era quel­lo di col­ma­re ciò che Car­los Ca­sta­ne­da a­ve­va la­scia­to di in­com­piu­to per­ché in­ca­pa­ce di “ri­cor­da­re” tut­to quel­lo che gli era sta­to in­se­gna­to, per­tan­to col­mai i buchi.
  1.   Sistemai in modo organico e com­ple­to i mi­ste­ri ri­guar­dan­ti la con­sa­pe­vo­lezza.
  2.   Sistemai in modo organico e com­ple­to ciò che ri­guar­da i cac­cia­to­ri, l’ar­te del­l’ag­gua­to e la via del guer­riero.
  3.   Completai tutti i varchi del so­gnare.
  4.   Esposi tutti i ventuno noccioli a­stratti.
N.B. - Il mio compito, in senso am­pio, fu quel­lo di col­ma­re an­che i bu­chi delle al­tre set­te Tra­di­zio­ni e­so­te­ri­che e della Ma­gia (tes­su­to con­net­ti­vo delle no­ve Tra­di­zio­ni e­so­te­ri­che prin­ci­pa­li). In­fi­ne, do­vet­ti an­che pre­sen­ta­re la Ma­gia na­tu­ra­le-al­che­mica.


I due piatti della bilancia

Nel 1982 venni catturato dal­l’Op­po­si­to­re della Mor­te, egli mi cat­tu­rò tra­mi­te il suo Al­lea­to. Nel 1983 en­trai in con­tat­to con don Juan e nel 1996 egli con­clu­se il suo in­se­gna­men­to nei miei con­fron­ti. Nel 1998 eb­be ter­mi­ne la mia in­te­ra­zio­ne con l’Op­po­si­to­re della Mor­te. Negli an­ni suc­ces­si­vi, do­po a­ver col­ma­to i bu­chi la­scia­ti da Car­los Ca­sta­ne­da, riu­scii an­che a ri­ve­la­re quel­la par­te del Na­gua­li­smo che era sco­no­sciu­ta a don Juan, cioè quel­la che ri­guar­da gli ar­ti­sti e la lo­ro ar­te che è quel­la di gio­care.


La nostra linea di sangue

Siamo rimasti in pochi, la no­stra li­nea di san­gue è qua­si e­stinta.
Noi Lomariani. Noi Iperborei, Mu­ria­ni, Le­mu­ria­ni, A­tlan­tidei.
Noi Post-Dei. Semi-Dei. Noi Eroi. Noi Ter­re­stri al di là dei ter­re­stri.
Noi maghi, noi appartenenti alla no­bil­tà blu, na­ti per di­rit­to di di­scen­denza.
Noi, nati con il punto di unione per­fet­ta­men­te cen­tra­to in ra­gione.
Noi, non contaminati dall’Età Oscu­ra, Età che por­tò la bol­la del­l’uo­mo a ta­le am­piez­za che la sua per­ce­zio­ne di­ven­ne ri­fles­sa ed il suo pun­to di u­nio­ne non per­fet­ta­men­te cen­tra­to in ra­gio­ne… e da lì l’uo­mo ge­ne­ti­ca­men­te ta­rato.


La nostra Via.

La Via del Mago è solo per i no­bi­li di cuo­re… per i pu­ri, per i non ge­ne­ti­ca­men­te ta­rati.
La Via del Mago consente di su­pe­ra­re gli o­sta­co­li che si pre­sen­ta­no sulla Via Ma­gi­ca, poi­ché la Via del Ma­go è un mo­do di vi­ta, l’u­ni­co de­ter­ren­te alla pau­ra e il so­lo ca­na­le che un ma­go pos­sa u­sa­re per con­sen­ti­re al flus­so della sua at­ti­vi­tà di scor­re­re li­be­ra­mente.
La Via del Mago consente di trar­re la spin­ta ne­ces­sa­ria a pro­ce­de­re… il ma­go, dalle pro­prie ta­ci­te con­vin­zio­ni trae la spin­ta ne­ces­sa­ria a pro­ce­de­re, sen­za la­men­tar­si e sen­za al­cu­na ne­ces­si­tà di e­lo­gi, si­len­zio­so nel suo a­gi­re, ef­fi­cien­te per­ché non ha nul­la da per­de­re e tut­to da gua­da­gnare.
La Via del Mago consiste in una strut­tu­ra di idee e­di­fi­ca­ta per so­ste­ne­re il cor­po, la psi­che e la men­te del ma­go nel suo ruo­lo di i­ni­zia­to alla Ma­gia, co­sì da ren­der­ne più fa­ci­le e si­gni­fi­ca­ti­vo l’a­gi­re. Trat­ta­si della glo­ria su­pre­ma del ma­go, il con­tri­bu­to più al­to, l’es­sen­za della sua so­brietà.
Torna all’home page
Torna indietro

Copyright © 2001-2025 by Frank G. Ripel